Un'inchiesta di "Repubblica" sugli italiani che emigrano all'estero, mette in luce un quadro desolante per il nostro Paese: dopo la rumena e la polacca, siamo la terza comunità dei migranti più popolosa in Europa, con circa 1,3 milioni di unità (di cui oltre 300mila solo tra il 2000 e il 2010).
Numeri però sottostimati, visto che vi è il forte sospetto che vi sia una numerosa popolazione di italiani, soprattutto giovani e altamente istruiti, stabilmente domiciliati all'estero ma che non sono iscritti all'AIRE (Anagrafe dei residenti all'Estero), e quindi non risultano censiti come emigrati dall'Italia.
Altro fattore rilevante è l'età di chi decide di lasciare il nostro Paese, visto che si tratta in maggioranza di persone tra i 20 ed i 40 anni: quindi una forte componente della generazione che dovrebbe diventare forza attiva per il futuro dell'Italia e che invece non siamo capaci di trattenere. E il fatto più grave è che chi parte non lo fa per l'ambizione di una carriera prestigiosa, ma solo per trovare un lavoro normale equamente retribuito o un'occupazione consona agli studi fatti, senza l'avvilente esperienza di dover fare gavette infinite ed esperienze lavorative inutili e sottopagate, in un'Italia dove "meritocrazia" è una parola ormai lontana.
E che infatti trovi all'estero.
(nella foto: la copertina di "Vivo altrove", un libro di Claudia Cucchiarato che raccoglie le storie di alcuni tra le decine di migliaia di giovani che negli ultimi anni hanno deciso di abbandonare l'Italia)