martedì 21 settembre 2010

Una lezione di legalità

"La mafia è il primo problema che abbiamo in Italia, ma purtroppo non siamo ancora in grado di combatterla. Ma nonostante sia preoccupato, ho speranza nella forza della democrazia". Così il professore Nando Dalla Chiesa, nella serata di ieri, ben moderata dal giornalista Marco Alfieri, e che ha visto una buona partecipazione di pubblico. "Nel nostro territorio mafia e 'ndrangheta sono così radicate che ormai i loro affiliati parlano il dialetto milanese. E anche qui da noi ormai vige l'omertà: una volta ridevamo di Corleone, ma ora là sono più liberi di parlare". La politica, per Nando Dalla Chiesa, ha poi le sue enormi responsabilità: "I politici che ci governano, ma anche alcuni questori e prefetti, negano l'esistenza di questo problema, perché dà fastidio parlarne. O peggio ancora, perché alcuni di loro a volte sono collusi". Anche tra le imprese, però, c'è chi trae vantaggio dall'appoggio ai mafiosi: "Ci sono imprenditori che si rivolgono a loro per avere a basso costo quei servizi che la legalità fornisce solo a costi elevati". E la mafia non fa certo distinzioni: fa affari con chi gli conviene, senza guardare il colore politico. "Scelgono chi vince, o addirittura fanno vincere chi può dare loro dei vantaggi. A Trezzano sul Naviglio, erano coinvolti il sindaco (PD) ed un consigliere comunale (Forza Italia). A Pavia è invece indagato un consigliere regionale leghista. E' un problema che coinvolge tutti". L'intervento di Frediano Manzi (SOS Racket e usura) ha fornito un'ulteriore testimonianza ed ha confermato le parole di Dalla Chiesa. Manzi ha poi voluto, amaramente, sottolineare l'indifferenza della politica, delle istituzioni e della società civile di fronte al problema: "La mia associazione, che aiutava centinaia di imprenditori, ha dovuto chiudere per mafia. Nonostante i successi raggiunti ci siamo sentiti abbandonati". Giorgio Saporiti (Silp-Cgil) ha poi elencato dei dati comparati ad una cronologia di fatti che hanno messo in luce le contraddizioni del governo, che da una parte fa della sicurezza una bandiera elettorale, ma poi nella realtà emana dei provvedimenti che vanno proprio contro la legalità, mettendo in difficoltà magistratura e forze dell'ordine. Un messaggio positivo è venuto da Cosima Buccoliero, vicedirettrice del carcere di Bollate, che ha sottolineato che un progetto vincente e moderno come la struttura in cui lavora esiste solo nella nostra Regione, e che, visti i successi ottenuti (una recidiva del 5% contro il 20-25 degli altri istituti) il carcere di Bollate non dovrebbe essere un esperimento, ma diventare la regola in tutta Italia: recuperare dei soggetti e reintegrarli nella società è un modo sicuramente di combattere la criminalità.