In Italia i litri di acqua minerale imbottigliati sono 12,5 miliardi, più del doppio della media europea e americana. Si tratta di acqua di sorgente prelevata da 189 fonti da cui attingono 321 aziende imbottigliatrici "che pagano spesso cifre irrisorie per realizzare poi enormi profitti, come dimostra il giro di affari di 2,3 miliardi di euro raggiunto nel 2008", come denunciano Legambiente e la rivista Altreconomia, che hanno svolto un'inchiesta sul quadro delle tariffe pagate alle Regioni italiane dalle società imbottigliatrici. Infatti, in assenza di una legge nazionale che definisce gli importi dei canoni di concessione per l’imbottigliamento delle acque minerali, è ciascuna Regione che decide in autonomia.
Ma purtroppo, secondo Legambiente ed Altreconomia, le Regioni incassano dalle aziende “cifre irrisorie e insufficienti a ricoprire anche solo le spese sostenute per la gestione amministrativa delle concessioni o per i controlli, senza considerare quanto viene speso dagli enti locali per smaltire in discarica o in un inceneritore il 65% delle bottiglie in plastica che sfuggono al riciclaggio”.
La nostra Lombardia concede un canone davvero irrisorio: 0,516 euro per metro cubo, contro i 3 di Veneto e Lazio, considerate regioni virtuose.
Per questo i nostri consiglieri in Regione hanno presentato un ordine del giorno con la richiesta di rivedere i canoni regionali di concessione per le acque minerali per un importo non inferiore ai 3 euro. Con questo aumento, si sarebbe potuto ricavare una cifra pari a circa 10 milioni di euro, da destinare alle Province lombarde per il risanamento idrogeologico e ambientale dei loro territori.
L'ottima proposta del PD però è stata bocciata dalla maggioranza.
Ed è proprio il caso di chiedersi a quale mulino porti acqua la giunta Formigoni: perché non è certo quello dei cittadini.