Il drammatico incidente che ha visto coinvolti le forze speciali della marina israeliana e gli attivisti della Freedom Flotilla (nella foto), con l'uccisione di almeno 10 civili e l'arresto di altri 480 (tra cui alcuni italiani), è un grave colpo al processo di pace, già di per sé traballante.
Sarà attivata un'inchiesta da parte dell'ONU per chiarire i punti oscuri di questa vicenda, se ci sia stata provocazione dei pacifisti o eccessiva reazione dei militari. Fino alla conclusione dell'indagine, quindi, eviteremo di addossare le responsabilità dell'accaduto a questo o a quello, come se fosse una questione di tifo calcistico.
Occorre semmai da parte di tutti evitare irrigidimenti ed estremismi, tenuto conto che la Turchia è stata coinvolta direttamente in questa tragedia, e si rischia quindi una pericolosa escalation nel Mediterraneo, con tensioni nel mondo arabo. Ed oltretutto, vi è anche il pericolo che Israele rimanga isolata.
Un primo passo potrebbe essere la cessazione dell'embargo che da circa 3 anni gli israeliani impongono ai palestinesi residenti nei territori di Gaza: è per quel motivo che le navi dei pacifisti si stavano dirigendo verso quelle coste, per portare viveri ed aiuti a quella popolazione ormai stremata.
Interrompere questo assedio sarebbe senz'altro un buon segnale e porterebbe distensione.
E ci aspetteremmo che a portare avanti questa proposta fosse il nostro ministro degli Esteri, tenuto conto dell'indignazione che nei giorni scorsi aveva manifestato per il boicottaggio che a suo dire delle catene di punti vendita (tra cui le Coop) perpetrerebbero nei confronti di prodotti israeliani. O forse Gaza non rientra tra le sue mete vacanziere e quindi è all'oscuro di cosa stia avvenendo?