"Riprendiamoci i nostri soldi!". Questo lo slogan con cui Barack Obama ha annunciato il suo progetto di tassa destinata alle grandi banche Usa, accusate di aver provocato la crisi. Il presidente Usa ha spiegato di avere preso la decisione spinto dagli "enormi profitti e i bonus osceni" generati e versati dalle grandi banche salvate proprio grazie al denaro pubblico.
In Italia nel luglio 2008 il ministro Tremonti aveva proposto la "robin tax", che doveva incidere su banche e petrolieri. Poi, con lo scoppio della crisi, non se ne è fatto più nulla. In compenso, per far fronte alla crisi, sono stati messi a disposizione delle banche italiane i famosi "Tremonti bond", che però sono rimasti in massima parte inutilizzati: o perché le banche italiane non avessero necessità di aiuti, oppure perché sono riuscite a trovare liquidità ad interessi più convenienti rispetto a quelli proposti dal nostro governo.
Addirittura pare che nel corso del 2009 gli utili delle nostre banche si siano dimezzati, e forse anche per questo concedono difficilmente finanziamenti, in particolare alle piccole imprese. Se quindi non sembra il momento ideale per introdurre una "robin tax", sarebbe però auspicabile che il nostro governo uscisse da questo immobilismo (che è quasi passività) e trovasse una soluzione per fare in modo che sul mercato fossero messi a disposizione capitali liquidi, magari concedendo ai Confidi più spazio e risorse (come ad esempio, i fondi inutilizzati dei "Tremonti bond" ad interessi più accessibili).