"Non sono un obbligo" e "No dove la destra è già in campo". Così Pierluigi Bersani liquida la richiesta di primarie nelle 2 regioni, Lazio e Puglia, in cui se ne prospettava la necessità.
Però è proprio lo strumento delle Primarie ad aver sempre distinto il Partito dalle altre forze politiche, e dire no è come violare lo statuto. Non si può pensare di utilizzarle alla bisogna.
Non c'è tempo per avviarle? Ma perché c'è questo ritardo? Perché abbiamo rincorso le alleanze (in particolare dell'UDC) nella scelta dei candidati (come in Puglia).
Così ci troviamo con l'elettorato pugliese spaccato tra Vendola e Boccia, ed un candidato in Lazio che non abbiamo proposto noi ma un'altra lista. Decisione presa, tra l'altro, dopo che l'UDC aveva annunciato il suo appoggio al centrodestra.
Certo, non si può imporre a degli alleati una scelta scaturita dal nostro elettorato, però si doveva intuire dove non ci sarebbe stata possibilità di obiettivi condivisi e dove, correndo da soli, si poteva vincere comunque.
Sacrificare i principi del Partito ad un successo elettorale può anche starci, però in futuro occorreranno maggior tempismo ed una più ampia capacità d'analisi. E soprattutto, chiarezza verso i nostri elettori.