C'è chi suppone che "l'escalation" di questi giorni alla Camera dei grillini dipenda dal fatto che ora si vedono ad inseguire Renzi, spiazzati e messi all'angolo dalla sua intraprendenza: quindi una precisa strategia per rientrare al centro della scena. A costo di apparire grotteschi, come nel caso della strampalata richiesta di impeachment a Napolitano. Ma a dire la verità il movimento di Grillo da sempre ha preferito l'isolazionismo e la contrapposizione ad ogni costo (e il ricordo del rifiuto alla proposta di Bersani sul governo del cambiamento fa ancora sanguinare il cuore). D'altra parte la loro promessa elettorale è "mandiamoli tutti a casa". Compresi loro stessi, verrebbe da dire. Certo, le intemperanze e gli insulti di questi ultimi giorni hanno superato ogni livello fin qui da loro raggiunto (anche se in passato sono già avvenute zuffe in Parlamento), e ormai lo scontro è totale e probabilmente insanabile: in pratica, sono stati tagliati tutti i ponti. Una strategia che però lascia molto perplessi (perfino alcuni loro parlamentari) e amareggiati: riprendendo infatti le parole di Lucia Annunziata è un "peccato vedere tutte le giovani promesse che solo pochi mesi fa avevano portato un felice vento nuovo con i loro zainetti nel Parlamento trasformarsi nel solito rabbioso giro di chi non sa che altro fare". Oltretutto avendo portato in dote più di 8 milioni di voti. Chiamarli "squadristi" o "fascisti" però pare esagerato (ma per favore, caro Grillo, lasciamo stare anche il termine "partigiani", primo perché sono ben altra cosa e poi perché se c'è una dittatura è nel tuo movimento). Il loro comportamento va certamente censurato, ma sembra più la reazione frustrata di chi si rende conto di avere combinato poco o nulla. Più per colpe proprie che per incapacità: con il loro rifiuto a dialogare e collaborare e scegliendo la via delle urla (piena emulazione del loro capo) sono rimasti fuori dai giochi, senza prendersi mai una responsabilità e portare a casa un risultato concreto dal punto di vista parlamentare. E così a furia di chiamarsi fuori, alla lunga, rischiano loro stessi di farsi fuori.