L'ultima trovata di Tremonti: la libertà d'impresa è frenata dalle regole, quindi leviamole via. E per farlo, propone una autocertificazione per gli imprenditori (con una deroga della durata di tre anni) ed un intervento sulla Costituzione, modificando l’art. 41, che impone limiti all’iniziativa economica privata. Cioè: ci sono ritardi nel rilascio delle autorizzazioni dovuto ad eccessiva burocrazia? Ebbene, non si snelliscono quei meccanismi che tendono a complicare, ma si elimina tutto. Poi, semmai, ci saranno dei controlli (chi, come e quando?) che verificheranno che l'attività delle aziende è conforme alle regole. Per fare un esempio, è come se per velocizzare il rilascio delle patenti (con la scusa magari di incentivare il mercato auto), si concedesse a chi intende prendere la patente di autocertificare la propria conoscenza del codice stradale e l'abilità di guida senza sottoporsi all'esame: poi ci saranno dei controlli successivi (magari dopo che hai già causato qualche incidente) che verificheranno se non sei un pericolo ambulante!
Le uscite di Tremonti lasciano sempre davvero sconcertati, soprattutto quando una contraddice l'altra: infatti il ministro dell'Economia Creativa da una parte predica l'abolizione delle regole per l'economia reale, e dall'altra invece invoca "correttezza, integrità, trasparenza" per la il mondo della finanza. Quello stesso mondo che lui in passato ha contribuito a deregolarizzare. Tremonti infatti è uno dei principali responsabili della crisi in cui ci troviamo: ricordiamoci che è stato lui a introdurre in Italia nel 2001 i derivati finanziari (legge finanziaria del 2001, legge 448, articolo 41) che hanno coperto di debiti gli enti locali.
Ma Tremonti è anche quello che irrideva la tracciabilità dei pagamenti imposto dal precedente governo Prodi, sostenendo, indignato, che si voleva costringere "le vecchiette ad usare la carta di credito per gli acquisti di 100 euro", quando poi abbiamo visto di recente le vecchiette al supermercato spendere 40 euro al mese con la social card. Non solo: la tracciabilità dei pagamenti è stata inserita nella nuova manovra, come "strumento per la lotta all'evasione"!
E che dire poi del flop dei "Tremonti bond"...
Ci chiediamo se Giulio Tremonti si renda conto di quanto afferma e dei suoi continui fallimenti. E soprattutto se lo fanno i suoi estimatori.
Intanto ci auguriamo che l'attacco all'art. 41, come le precedenti proposte del ministro, non produca ulteriori gravi danni ad un Paese già in ginocchio. Siamo coscienti anche noi che in Italia vige un eccesso di burocrazia che crea a volte impicci e ritardi in particolare nei confronti delle piccole imprese, ma non crediamo che la soluzione sia quella di fare tabula rasa: si snelliscono le procedure, si eliminano prassi superflue, si agevola il contatto tra cittadino ed ente (e d'altra parte, la fantastica rivoluzione di Brunetta della P.A. che fine ha fatto?). Però attenzione a toccare leggi che tutelano la sicurezza, l'ambiente, la trasparenza. Come ad esempio la certificazione antimafia, il cui rilascio comporta minuziose procedure che, secondo il ministro, "frenerebbero la libertà d'impresa". A meno che, dopo la privacy con il DDL anti-intercettazioni, il governo voglia tutelare con questo intervento anche la libertà d'impresa ai mafiosi...
Di certo, se non sarà un solo il classico annuncio per distrarre dalla batosta che la prossima manovra porterà, un provvedimento di questo genere rischierebbe di destabilizzare anche l'economia reale, in particolare per le piccole imprese artigiane locali e con una tradizione consolidata. Immaginiamo ad esempio il proliferare di aziende manifatturiere cinesi, senza certificazioni, senza permessi, senza obblighi, che produrrebbe una concorrenza sleale LEGALIZZATA. Per questo tra i primi ad opporsi a questa insulsa idea dovrebbe essere la Lega: vedremo se lo farà, dimostrando di essere davvero attenta al territorio e non alla cadrega.