giovedì 5 novembre 2009

Altro che banda larga: siamo alla banda del buco!

All'ultimo IAB Forum tenutosi nei giorni scorsi a Milano, è emerso che l'Italia a livello di diffusione di internet, è agli ultimi posti d'Europa. Per capirci: la velocità reale della nostra Rete è paragonabile a quella dell'Ucraina.
La finanziaria del 2008 prevedeva un piano per portare i 20 Megabit al 96% della popolazione entro il 2012 e almeno i due Megabit alla parte restante. Un progetto a cui erano stati destinati 800 milioni di euro.
A dispetto però anche delle promesse del ministro Brunetta (su cui nessuno di noi si era illuso), è di queste ore l'annuncio di Gianni Letta (il braccio destro del premier) che i soldi che dovevano essere investiti nella banda larga (vale a dire l'ampliamento e il potenziamento della fibra ottica sulla rete fissa di telecomunicazioni) non ci sono più. Semmai se ne riparlerà alla fine della crisi (ma non era già finita, o addirittura, non c'era mai stata!?).
Una decisione che fa perdere al nostro Paese tante opportunità, lasciandolo ai margini dell'Europa.
I principali paesi stranieri, infatti, non la pensano così: hanno già da anni piani nazionali per estendere la banda larghissima. Per fare un paio di esempi, la Germania punta al 75% delle case entro il 2014, mentre la Francia vuole portare la banda larga in 4 milioni di case nel 2012, con un investimento di ben 10 miliardi di euro.
D'altra parte, le opportunità che se ne possono trarre, sono di un certo rilievo: la Ue ha stimato che la banda larga porterà 1 milione di posti di lavoro fino al 2015 e una crescita dell'economia europea di 850 miliardi di euro. Il perché è facile immaginarlo:
- le aziende diventano più competitive perché riescono a lavorare più rapidamente
- i costi di viaggi e trasporti si riducono
- scendono le spese della pubblica amministrazione
- aumenta il risparmio energetico.
Noi invece abbiamo fatto investimenti su una tecnologia morta come il digitale terrestre, e Internet viene visto come una cosa superflua o addirittura come un male. E lo comprovano i vari progetti e disegni di legge che il governo ha presentato in questi mesi, con norme di carattere censorio per disincentivare appunto l'uso della Rete.
I motivi di questo astio verso il web da parte del governo sono diversi:
- il gap culturale e generazionale, tenuto conto che al potere troviamo over 60 che non conoscono il Web;
- il fatto che il governo sia presieduto da un imprenditore televisivo, che vede la Rete come una vera e propria concorrente al suo impero, in grado di sottrargli milioni di giovani telespettatori;
- la possibilità di non poter controllare Internet, l'unico luogo di comunicazione e informazione attualmente libero.
E con tutte queste prerogative, non ci si può certo aspettare che in Italia la Rete si diffonda.
Ed a questo punto fanno davvero sorridere, perché sanno di presa in giro, le anticipazioni della prossima finanziaria, che annunciano pagelle scolastiche e ricette mediche online.