martedì 15 gennaio 2013

Una sanità da rigenerare

Come tutta la Lombardia. Perché la sanità non solo è stato il settore core business dei governi Formigoni (con il 70% delle risorse regionali investite), ma anche quello maggiormente travolto da scandali e corruzione (che hanno toccato anche la nostra provincia), con il settore privato trasformato dalla politica formigoniana-leghista in un apparato parastatale e clientelare.
Per questo occorre un ripristino all'etica e alla trasparenza, ma anche una nuova impostazione all'organizzazione del sistema.
Il programma originario di Umberto Ambrosoli, candidato presidente del centrosinistra per la Lombardia, prevede un riesame e un riordino vigoroso ed approfondito del sistema sanitario lombardo, sotto molteplici profili:
- Migliore programmazione regionale.
Per fare un solo esempio, a Milano esiste un numero di cardiochirurgie che ogni confronto internazionale mostra essere eccessivo. Vanno razionalizzate. Idem per centri trapianti. E così in molti altri settori. La programmazione regionale deve tenere conto del quadro epidemiologico regionale da un lato, e dall’altro della realtà economica e gestionale dei servizi. È fondamentale, quindi, investire su un ridisegno delle reti cliniche costituite dai servizi territoriali e dai servizi specialistici ospedalieri.
- Principio di affiliazione.
I medici e il personale sanitario e i direttori generali devono essere bravi e onesti e basta. Non deve contare niente che siano legati a questo o quel gruppo politico (e non solo). La sanità lombarda non deriva da fatti recenti ma dal fatto che, a lungo, è stata costruita e gestita secondo il principio di professionalità e non secondo quello di affiliazione, male che si è diffuso molto negli ultimi venti anni. L’intervento correttivo dovrà essere chirurgico e rigoroso. I metodi di selezione, di nomina e di valutazione devono essere radicalmente cambiati.
- La spesa privata dei cittadini.
Il costo del ticket deve essere commisurato al reddito del paziente. Inoltre, quanto i cittadini pagano di tasca propria, con il supporto o meno di fondi assicurativi e fondi integrativi, rappresenta ormai il 30% della spesa sanitaria complessiva sostenuta annualmente dai lombardi. Il segnale é significativo e impone riflessioni, nonché interventi regolatori. Occorre -in ultimo- promuovere una nuova politica sanitaria all’insegna del motto che la sanità (cioè il farsi carico della condizione di benessere di una persona) o, meglio, la salute non è un onere ma un investimento ad altissimo rendimento. Si cercherà in questa direzione di conservare nei grandi ospedali l’unitarietà di assistenza sanitaria, ricerca, didattica, la triade di tutti i migliori enti sanitari in tutto il mondo.

Altre proposte e suggerimenti possono comunque essere integrati collegandosi alla piattaforma partecipativa lanciata da Umberto Ambrosoli.