Creare lavoro, riconoscere e riaffermare la centralità delle imprese, infondere fiducia negli italiani, restituire ai giovani un futuro di progresso. Come? Con una vera liberalizzazione del mercato e una sua vera flessibilizzazione; saldando subito alle imprese i 48 miliardi di debiti commerciali accumulati da Stato ed enti locali; tagliando dell'8% il costo del lavoro nel manifatturiero e cancellando per tutti i settori l'Irap che grava sull'occupazione; lavorando 40 ore in più all'anno, pagate il doppio perché detassate e decontribuite; riducendo l'Irpef sui debiti più bassi e aumentando i trasferimenti incapienti; aumentando del 50% gli investimenti in infrastrutture; sostenendo gli investimenti in ricerca e nuove tecnologie; abbassando il costo dell'Energia.
Un piano, quello suggerito da Confindustria (per bocca del presidente Giorgio Squinzi -nella foto-), che consentirebbe di mobilitare 316 miliardi di euro in 5 anni, con innalzamento di crescita, Pil e tasso di occupazione.
Update: anche Confindustria boccia la proposta di Maroni del 75% di tasse trattenute in Lombardia: "un discorso che lascia il tempo che trova". Son cose...