Sacconi si mette il collirio (nella foto), e non si capisce se con questa manovra il governo brancoli nel buio o abbia invece obiettivi ben mirati. Probabilmente tutte e 2 le cose.
L'accorpamento dei piccoli comuni (quelli sotto i 1.000 abitanti) è stato venduto come un grosso taglio alla politica, poi invece si scopre che l'operazione comporta ad un risparmio pari al costo di 3 parlamentari: tanto vale partire subito con una legge che porti al dimezzamento dei parlamentari, come proposto da tempo dal PD. Così come non si capisce perché non abolire tutte le province, anziché stare lì a creare parametri ed artifici per salvarne una piuttosto che un'altra. In ogni caso, ha poco senso accorpare comuni e abolire province per avere dei risparmi e poi creare sedi distaccate dei ministeri (vero Lega?).
I tagli dei traferimenti a Comuni e Regioni invece determineranno la fine del federalismo fiscale (morto prima di nascere), che alla fine risulterà solo come un'introduzione di nuove tasse locali. Per non parlare della soppressione dei servizi sociali, che peseranno in particolare sui pensionati che il governo dice di non avere toccato.
La riduzione dei fondi Fas invece, oltre a togliere risorse per la prevenzione al dissesto idrogeologico (con il rischio poi di "contare i morti sotto le macerie"), comporterà anche tagli per la banda larga. Difficile credere che si tratti solo di miopia politica, vista l'ostilità di questo governo verso la Rete già dimostrata in passato.
Così come è difficile credere che abolendo un ente come il Sistri (nato per registrare e monitorare i movimenti dei rifiuti), non ci si sia resi conto che si faceva "un regalo alle ecomafie" (come ha denunciato perfino il ministro Prestigiacomo!).
Altra cosa poco comprensibile è l'ostinazione nel volere modificare lo statuto dei lavoratori e l'articolo 41: quale nesso c'è con l'abbassamento del debito pubblico? Nessuno, e viene quindi il sospetto che sia solo una questione per abolire diritti a una parte (lavoratori e precari) e concedere fin troppe libertà a un'altra (le cricche).
E anche l'abolizione dei ponti festivi suscita parecchie perplessità: il provvedimento porterebbe ad uno 0,1% di crescita, ma di contro ci sarebbe il rischio di fatturati tagliati per un settore già in crisi come quello turistico, che di fatto annullerebbe l'effetto portato dall'abolizione delle feste. L'impressione, purtroppo, è quindi che questa misura sia una scelta di valore simbolico e politico da parte del governo. Basti pensare che quest'anno il calendario ha già fatto in modo che 25 aprile e 1° maggio cadessero di domenica e lunedì (eliminando quindi di fatto i ponti), e non pare che l'economia ne abbia tratto una scossa benefica.
Ma purtroppo è una questione di vedute: e c'è chi come il nostro governo non riesce a vedere più in là del proprio naso e anziché avere una visione di benessere per l'intero Paese guarda solo ai propri interessi, buttandoci magari tanto fumo negli occhi. E dopo lo spettacolo indecoroso a cui abbiamo assistito in questi 3 anni, la vediamo davvero dura che qualcosa possa essere rivisto al meglio.