sabato 13 agosto 2011

La spremuta d'agosto

"Il mio cuore gronda sangue" ha detto ieri Berlusconi alla presentazione della manovra (la terza in meno di un anno, dopo quella di 3 settimane fa e l'altra di fine 2010: alla faccia della "solidità economica del Paese e della crisi che non c'era"...).
A versare sangue (perché le lacrime sono già finite da tempo) saranno però i ceti basso e medio, in particolare quest'ultimo, che rischia di sparire: in pratica il cuore economico del Paese.
Ci sono parecchie incongruenze nella stangata da 45,5 miliardi presentata dal governo ma imposta dalla Bce. Ad esempio, non si capisce perché il taglio delle province e l'accorpamento dei comuni (che pure era uno dei punti del programma elettorale della destra) non sia stato fatto subito a inizio legislatura, invece di agire inopportunamente sull'abolizione dell'Ici, che ormai gravava solo sui redditi alti, dopo che il governo Prodi aveva esentato i ceti bassi dal pagamento di questa tassa. L'Ici oltretutto rappresentava l'unica entrata fissa per i Comuni, che sono stati ulteriormente penalizzati dai tagli. E altri ne sono previsti in questa manovra, a Comuni e Regioni, tanto da fare dire giustamente a Formigoni che "Il federalismo fiscale non esiste più". L'assurdo è che dal 2012 partirà in anticipo l'introduzione della nuova tassa Imu (Imposta municipale unica,) per compensare ai Comuni le mancate entrate dai trasferimenti dello Stato e per la Lega QUESTO è il federalismo: nuove tasse sui cittadini. Però le metteranno gli enti locali e non il governo: qui sta il trucco.
Tagliati poi i ponti festivi: l'unico ponte su cui il governo continua a puntare sarà quindi quello sullo Stretto. Forse, anche per l'inutilità di quella grande opera, sarebbe stato il caso di invertire le decisioni, visto che accorpare le festività infrasettimanali alle domeniche permetterà sì di non fermare la produzione, ma nel contempo limiterà i consumi e inciderà negativamente sul settore alberghiero e ristorazione: un effetto quindi ne annullerà un altro. Oltretutto, a guardare il calendario di quest'anno, con il 25 aprile caduto di lunedì ed il 1° maggio di domenica, secondo la teoria del governo la nostra produzione avrebbe dovuto avere dei benefici, e sinceramente proprio non ci è parso: non vorremmo che la misura della soppressione dei ponti festivi "laici" avesse un valore simbolico e politico.
Berlusconi parla anche di tagli di poltrone (54.000 in meno, dice) e di costi della politica: peccato però che la cosa riguardi solo i consiglieri comunali e regionali. I cittadini si aspettavano anche novità sui privilegi e sul numero dei parlamentari, ma lì la "casta" non si è toccata.
Si dice poi che pensioni, scuola e sanità non siano state toccate: però i tagli portati alle Regioni e agli enti locali alla fine toccheranno quei settori, perché non ci saranno risorse per coprire i servizi. E tra questi, il trasporto pubblico locale subirà un duro colpo (tempi sempre più duri per i pendolari). E fa venire i brividi l'inserimento del meccanismo per facilitare la privatizzazione dei servizi pubblici: un provvedimento che secondo Tremonti servirà a sbloccare risorse per gli investimenti. E allora perché non togliere il paletto del patto di stabilità agli enti locali virtuosi? La Lombardia, per fare un esempio, ha più di 4 miliardi di euro bloccati che non può utilizzare per via del patto di stabilità.
Inserito il contributo di solidarietà del 5% per i redditi dei dipendenti superiori a 90.000 euro lordi e del 10% per quelli superiori ai 150.000 lordi, mentre per i lavoratori autonomi si parla di un aumento dell'Irpef per redditi superiori a 55.000 euro: l'impressione però è che i grandi patrimoni siano comunque risparmiati (nonostante l'innalzamento della tassazione sulle rendite finanziarie al 20%).
Sull'evasione fiscale, oltre alla reintroduzione della tracciabilità dei pagamenti (misura criticata da Berlusconi come "sovietica" ai tempi del governo Prodi), annunciate sanzioni più pesanti (fino alla chiusura dell'esercizio per chi non emette lo scontrino), però di contro non viene spiegato con quali risorse verranno effettuati i controlli, e si parla addirittura di una rimodulazione degli studi di settore.
Manca poi, come nelle altre manovre, ogni riferimento a provvedimenti riguardanti il sostegno alla crescita dell'economia e alla produzione della ricchezza: non se ne parla affatto, si è pensato solo a tagliare, in particolare i servizi e le detrazioni fiscali, che peseranno molto sulle famiglie con figli e parenti (anziani o disabili) a carico. E non crediamo che la Bce volesse questo: in altri Paesi europei, dove sono state varate manovre di questo tipo (anche se non così frequenti come da noi) sono stati portati tagli agli sprechi e ai servizi, ma in compenso sono stati studiati interventi strutturali e benefici per il futuro. Non è un caso se tutti crescono (anche la Spagna) e noi siamo gli unici in Europa a non farlo.
Con un altro governo molto probabilmente ci sarebbe stata una manovra così pesante, ma di certo non saremmo arrivati a questo punto, a farla all'ultimo momento, con l'acqua alla gola, obbligati dall'Europa, che di fatto ci ha commissariato. E di sicuro ci sarebbe stato un altro tipo di provvedimenti, e saremmo senz'altro in condizioni migliori. Si è parlato di governo ombra, ma qui siamo con un'ombra di governo, composto da persone incapaci e che hanno pensato ai propri interessi e a quelli del loro padrone anziché a quelli dell'Italia. E fa davvero rabbia assistere all'ipocrisia di Berlusconi ed alla spocchia ingiustificata di Tremonti: irresponsabili e incapaci tutti e due di dotarsi di una politica seria e competente.
La manovra ora passa in Parlamento: è stato annunciato che non verrà messo il voto di fiducia, e quindi c'è la speranza che si possa discutere. In tal caso, il PD faccia la sua parte, presentando a sua volta una contromanovra equa e che sia in grado di rispondere ai problemi e permettere la crescita, l'unica soluzione per uscire dal tunnel. Perché l'impressione è che se la "stangata" di Berlusconi-Bossi-Tremonti rimane così, non sarà sufficiente, la recessione è dietro l'angolo e tra 6 mesi ci troveremo ancora sull'orlo del baratro.