Uno è Presidente della Francia, ed in un momento di difficoltà per la popolarità sua e del suo governo (a causa di uno scandalo che rischia di travolgerlo) ha la bella pensata di dare vita ad una deriva populista, sgomberando i campi abusivi dei Rom e facendo rimpatriare circa 700 di loro nei paesi di origine. Una vera deportazione «senza l'applicazione al singolo individuo di queste decisioni in funzione dell'ordine pubblico, secondo quanto stabilito dalla stessa legislazione europea» come sottolinea il Segretario del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, mons. Agostino Marchetto. Tenendo conto oltretutto che, essendo di nazionalità romena e bulgara (e quindi cittadini UE) tra 2-3 mesi potrebbero rientrare tranquillamente in Francia. L'altro Sarkozy invece è il portavoce dei Rom austriaci che «segue con preoccupazione» le misure adottate dal governo francese. «Naturalmente non si possono lasciar crescere i campi senza controllo. E non si tratta di difendere l'ozio e la delinquenza. Ma se si offrissero a queste persone campi dove vivere degnamente - afferma l'esponente Rom - sarebbe un passo verso l'integrazione. Il punto centrale, che esige più sforzi, è la formazione dei giovani».
Ecco, forse la Francia dovrebbe dare retta alla saggezza ed al buon senso di quest'ultimo Sarkozy.