venerdì 10 giugno 2011

Nucleare: perché non conviene

Non solo per un fattore di sicurezza, ma soprattutto per la scarsa economicità della scelta.
Innanzitutto partiamo dal costo per la realizzazione di una centrale nucleare: si dice che una centrale nucleare costa 4-5 miliardi di euro. Ma senza calcolare gli oneri a monte e a valle, cioè le spese necessarie per l'arricchimento del combustibile e per la creazione di un deposito geologico per le scorie radioattive, che può portare la spesa complessiva a 7-8 miliardi di euro. A cui bisogna aggiungere i costi di dismissione del reattore quando arriva a termine (un altro paio di miliardi). Per non parlare poi degli imprevisti che possono sorgere durante la costruzione e che possono fare lievitare i costi preventivati, come sta accadendo in Finlandia. E stiamo facendo questi calcoli senza tenere conto del prezzo dell'uranio, che è sempre più in aumento (mentre il minerale invece sta sempre più diminuendo: si calcola che potrà esaurirsi entro 70-80 anni).
E non è tutto: la EIA, l’Energy Information Administration americana, in una ricerca sui costi di produzione del kilowattora per nuovi impianti in linea al 2020, documenta che l’energia nucleare è la più cara di tutte: in totale 101,82 millesimi di dollaro (2007), rispetto al carbone (98,23), al gas (81,72) e all’eolico (99,45).
Anche i tempi di realizzazione sono controproducenti: per una centrale nucleare occorrono tra i 10-15 anni. E l'Italia ha bisogno SUBITO di impianti con un basso impatto ambientale e tempi di costruzione rapidi.
Veniamo poi alle false informazioni riguardanti la nostra bolletta energetica.
Innanzitutto, non è vero che importiamo dalla Francia grandi quantità di energia nucleare: dall'estero importiamo circa un 15% di energia, e solo il 3-4% arriva dalla Francia, e di questa è di origine nucleare il 75%. Quindi, conti alla mano, è solo un 2% circa. La curiosità è che l’Italia è tecnicamente autosufficiente. L’importazione è quasi tutta notturna e offerta sottocosto dal mercato nucleare che ha scarse possibilità di regolazione in base al carico. Ciò consente all’Italia durante la notte di fermare le nostre centrali e di attivare le stazioni di pompaggio idriche destinate a "rilasciare" nuovamente energia durante il giorno. In questo modo l’energia accumulata durante la notte a basso costo consente di esportare elettricità all'estero nelle ore di picco dei consumi e dei prezzi.
E se la nostra bolletta risulta tra le più alte d'Europa, la causa è dell'enorme peso fiscale, non certo perché non abbiamo il nucleare (qui e qui comunque trovate i dettagli). Così come non è vero che senza nucleare dipendiamo di più dal petrolio: la Francia ne importa e consuma più di noi.
Domenica 12 e lunedì 13 giugno votiamo SI' contro il nucleare perché oltre a non essere sicuro, nemmeno conviene: di debiti il nostro governo, con le sue politiche scellerate, ce ne sta lasciando fin troppi.