La temuta invasione dei Ministeri pare scongiurata, grazie al voto all'Odg presentato dal Partito Democratico.
Nonostante le pressioni e le continue balle di Bossi (che racconta che la sua richiesta è in linea con quanto avviene in Europa, dove invece è esattamente il contrario), dunque i Ministeri rimangono a Roma. E se assommiamo a questa decisione anche quella del prosieguo della guerra in Libia come era stato concordato fin dall'inizio con la Nato, 2 degli obiettivi fissati domenica a Pontida sono già falliti nel giro di 2 giorni.
La Lega, pare, è comunque riuscita a strappare (con un accordo notturno con il Pdl) la dislocazione di "uffici di rappresentanza" dei Ministeri (su cui qualcuno, giustamente, ci ha ironizzato).
Molti hanno davvero faticato a capire le ragioni di questa smania della Lega per il trasferimento dei Ministeri: in effetti, buon senso vuole che i Ministeri vadano diminuiti, non trasferiti. Oltretutto da costi e problemi organizzativi per un'operazione di questo tipo deriverebbero non solo uno spreco di risorse ma anche un ostacolo a una razionalizzazione della rete periferica dell’amministrazione centrale: in pieno contrasto con il federalismo, per intenderci. E anche sui tagli ai costi della politica, su cui Bossi a Pontida ha puntato il dito.
Ma un senso questa richiesta, ragionandoci su, alla fine ce l'ha. E lo si trova nelle parole di Berlusconi, che a riguardo ha detto: «Nel frattempo emanerò un decreto per trasferire al Nord certi uffici di rappresentanza, compreso il personale di diretta collaborazione (ovvero, oltre a quello che accetterà di spostarsi da Roma, anche segretarie e portaborse)».
Dunque, l'obiettivo potrebbe essere quello che per la Lega sembra ormai essere diventata una consuetudine: dare il via ad altre operazioni di clientelismo e nepotismo, distribuendo posti nei nuovi uffici ad amici, parenti, fidanzate e figli ripetenti.
Così mentre il Paese annaspa e necessita di riforme serie per rilanciare le imprese, dare occupazione e futuro ai giovani, aiutare le famiglie, i leghisti si perdono in queste illogiche e futili questioni: a trasferirsi dovrebbero essere loro, dal governo a casa.