Mentre altri ciarlavano di ministeri e secessione, il Partito Democratico era impegnato alla prima Conferenza Nazionale per il Lavoro, dove i 600 delegati democratici provenienti dai diversi territori hanno approvato la relazione di Stefano Fassina e il documento “Persone, lavoro e democrazia”.
Ecco le proposte di sintesi emerse:
1. Un Progetto Nazionale per l’occupazione giovanile e femminile sostenuto dall’Europa, perché l’occupazione delle donne e dei giovani – è scritto nel documento - deve diventare una priorità per l’Unione Europea e deve diventarlo per l’Italia.
2. Legalità del lavoro e lavoro migrante, perché il contrasto al lavoro nero e irregolare è presupposto fondamentale per uno sviluppo fondato su regole minime di civiltà, e per la sicurezza nei luoghi di lavoro e nelle comunità.
3. Il Mezzogiorno come questione nazionale, perché l’emergenza della disoccupazione giovanile e femminile assume dimensioni più gravi nel Mezzogiorno ed è necessario pensare la questione meridionale come questione nazionale.
4. Modello contrattuale e partecipazione: il modello centrato sul contratto nazionale di lavoro va riformato, ma il contratto nazionale resta uno strumento irrinunciabile per garantire la tutela del lavoro e regolare la competizione.
5. La rappresentatività sindacale, perché tutti i sindacati devono essere rappresentati per garantire la democrazia nei luoghi di lavoro e il pieno coinvolgimento dei lavoratori nella validazione dei contratti.
Inoltre, sono state proposte iniziative specifiche che sarebbe opportuno realizzare:
- Il contratto di apprendistato come canale prioritario di accesso al lavoro stabile, accompagnato anche da incentivi alla stabilizzazione.
- Il venir meno dei vantaggi di costo del lavoro precario: a parità di costi per l’impresa, un’ora di lavoro precario deve costare di più e un’ora di lavoro stabile deve costare di meno. Sostegno alle pensioni dei lavoratori più giovani e meno tutelati e drastica riduzione delle forme contrattuali.
- Per incentivare la partecipazione e l’occupazione delle donne, il ruolo centrale va assegnato al potenziamento dei servizi pubblici per conciliare lavoro e maternità.
- La defiscalizzazione per i primi tre anni di attività delle nuove imprese costituite da giovani.
- L’introduzione di un salario o compenso minimo, determinato in riferimento ai minimi dei contratti nazionali di riferimento e destinato a tutti coloro che lavorano al di fuori dei contratti nazionali vigenti.
- Lo stage deve avere una durata massima di sei mesi, sotto la diretta responsabilità della scuola o dell’Università, con contenuti formativi accertabili e retribuzione (40 per cento del compenso di riferimento).
- Una graduale riforma degli ammortizzatori sociali affinché tutte le tipologie di lavoro, dipendente, autonomo, professionale, abbiamo diritto ad una indennità di disoccupazione e ristrutturazione del welfare affinché le tutele fondamentali (indennità di malattia, diritti alle ferie retribuite, ecc.) coprano tutte le tipologie contrattuali.
- Universalizzazione dell’indennità di maternità e ripristino delle norme di contrasto alle “dimissioni in bianco”.
- La riforma della formazione professionale e della formazione continua.
- L’introduzione di uno Statuto per i lavoratori autonomi ed i professionisti.