Il disastro di Fukushima ha provocato profonde riflessioni sull'utilizzo del nucleare, che hanno portato a decisioni drastiche. Germania e Svizzera, ad esempio, hanno già deciso per lo stop al nucleare, programmando da ora lo spegnimento delle centrali presenti sul loro territorio.
Chi invece continua con i programmi già avviati, ha però previsto l'avvio di ulteriori ispezioni e stress-test più severi per rivalutare i parametri di sicurezza e la chiusura degli impianti obsoleti.
Qui trovate le posizioni dei Paesi europei e mondiali riguardo il nucleare dopo Fukushima.
In Europa è la Francia la nazione che ha la più alta percentuale di energia elettrica prodotta da nucleare (circa il 75%) per il suo fabbisogno ed è il principale esportatore di elettricità e tecnologia nucleare. In questo Paese le posizioni sul tema sono piuttosto contrapposte: c'è chi abitando a fianco della centrale si ritiene soddisfatto e contento; di contro, ci sono sfruttamento e misure di sicurezza e protezione non adeguate per i giovani precari che lavorano dentro alle centrali.
E in Italia? C'è da registrare questa particolare situazione: il governo, nonostante la moratoria-bluff per impedire il referendum, è totalmente favorevole al ritorno del nucleare (perché in Italia le centrali erano state avviate in passato, prima di essere spente per il referendum del 1987: infatti stiamo ancora pagando sulle bollette il prezzo dello smaltimento). Però, i governatori delle regioni maggiormente indiziate per ospitare le centrali (ovvero: Sardegna, Lombardia, Piemonte e Veneto), nonostante siano espressione della destra al governo e siano anch'essi favorevoli al nucleare, non sono disposti ad ospitare impianti sui territori da loro amministrati.
Le idee non sembrano proprio chiare quindi da chi vuole il nucleare, e già solo questo dovrebbe fare riflettere cosa votare il 12 e 13 giugno.
venerdì 3 giugno 2011
Il nucleare nel mondo
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Referendum 2011