Dalle pagine de "Il Messaggero" Romano Prodi invita il PD a rinnovarsi dopo la delusione elettorale delle Regionali. In pratica l'ex-premier consiglia una struttura federale del Partito (più legata al territorio), con l'abrogazione delle primarie, l'azzeramento dei vertici della Segreteria Nazionale e la responsabilità decisionale affidata ai Segretari regionali, tra cui il compito di eleggere il segretario nazionale, di decidere sulle grandi strategie politiche del partito e, naturalmente insieme agli organi regionali, le candidature per le rappresentanze parlamentari.
Sempre tramite lo stesso quotidiano gli risponde Pierluigi Bersani, dimostrandosi d'accordo sul potenziamento del Partito a livello territoriale: "Una leadership forte nella dimensione regionale non potrà emergere davvero senza meccanismi che partano dalla dimensione locale", anche se "non è il momento per riaprire il dibattito sulla forma partito".
Nel Partito c'è chi come l'ex-ministro Fioroni boccia nettamente il suggerimento di Prodi, interpretando il modello federale del PD come "una Lega di sinistra".
Favorevoli invece l'ex-sindaco di Venezia Massimo Cacciari e soprattutto Sergio Chiamparino. Il sindaco di Torino vede nel federalismo la salvezza del PD, perché a suo dire "azzererebbe le correnti interne del Partito". Oltretutto Chiamparino è stato uno dei principali fautori di un PD del Nord.
Su questo punto Bersani però non è d'accordo: "un partito dei territori, ma con tutti i territori non solo il nord", afferma, annunciando il via ad una "road map" per cambiare il PD e rafforzarlo in chiave federale.
Insomma, in un momento cruciale per l'attuale situazione politica che vede l'incombenza delle riforme, il PD si spacca e si interroga sulla propria identità e struttura. E' vero che Prodi aveva parlato di questo argomento circa un anno fa, però abbiamo avuto un Congresso lungo circa 5-6 mesi: non c'era modo allora di far emergere questa proposta? Soprattutto da parte di Chiamparino, che era stato invitato da una fazione del Partito (quella dei "giovani" in particolare) a candidarsi come Segretario, e che invece si era fatto subito da parte: quella avrebbe potuto essere invece l'occasione per portare avanti con decisione la sua proposta.
Ora abbiamo davanti 3 anni senza elezioni. Non dobbiamo quindi perdere la bussola: priorità dovranno essere le riforme, in particolare quelle socio-economiche, vicine ai problemi della gente. Poi, risolto quel nodo, potremo pensare a quale forma dare al Partito. Sarebbe quindi il caso, come ha scritto di recente qualcuno, di non farci del male da soli.