Al di là dei risultati dei ballottaggi di domenica prossima, non si può nascondere che l'ultimo risultato elettorale del PD è stato negativo, addirittura disastroso se correlato alle amministrative. E di certo non ci si può consolare con il mancato sfondamento del PdL.
Adesso si guarda al congresso d'autunno, come la chiave di volta per invertire la rotta.
Alcuni spunti, però , si possono già trarre dall'esito di questa tornata elettorale. Ad esempio, l'exploit di Debora Serracchiani (nella foto), capace in Friuli di raccogliere più preferenze rispetto a Berlusconi: al di là delle capacità o meno di Debora S., forse l'indicazione fornita dall'elettorato PD è di gradire volti nuovi. E questo dovrebbe far riflettere l'attuale gruppo dirigente per quanto riguarda le candidature alla segreteria ed alla presidenza, nonché la composizione della direzione del Partito.
Altro elemento è l'identità del PD: attualmente l'elettore non ha ancora capito effettivamente chi siamo e cosa vogliamo, ed il fatto che prima delle elezioni non si conoscesse ancora la destinazione del gruppo all'Europarlamento la dice lunga.
I litigi interni (tra le varie correnti) non servono poi a rassicurare né a chiarire le idee degli iscritti.
Ultimo limite è il distacco dal territorio, la perdita di contatto con la gente, che è invece il punto di forza su cui la Lega Nord ha costruito il proprio successo. Non è un caso che nelle amministrative (provinciali e comunali) quando il PD è sceso in campo con una lista civica, se non ha vinto perlomeno è riuscito a ridurre il distacco. E se si vigila costantemente e si portano alla luce i problemi causati dai fallimenti proprio della Lega in determinate zone (come Malpensa), si ottengono clamorosi risultati. Fondamentale quindi il controllo ed il contatto con il territorio. E la volontà di interagire (ad ampio respiro nazionale) con i rappresentanti locali della società civile è un'eventualità da ponderare.
Una questione poi su cui riflettere è DOVE andare a pescare i voti: il popolo della sinistra sembra ormai svuotato, e d'altra parte l'Italia è sempre stata a vocazione centro-destra. Oltretutto, andare a prendere i voti a sinistra non ridimensionerebbe gli equilibri tra i 2 poli, semmai si limiterebbe a spostare delle percentuali in uno stesso schieramento. Abbiamo assistito ad una grande astensione: dobbiamo puntare su quel bacino elettorale (o non-elettorale). Lì troveremo i nostri elettori delusi, ma anche i delusi del centro-destra, che mal sopportano il binomio Berlusconi/Bossi. E per farlo dovremo far vedere che possiamo essere affidabile forza di governo, capaci di parlare con tutti, non stando a ruota, ma dettando noi l'agenda.