lunedì 22 giugno 2009

Requiemrendum

Il referendum non raggiunge il quorum del 50% + 1 (l'affluenza si è fermata al 20% circa) e di conseguenza fallisce.
Al di là dei quesiti presentati in questa tornata, c'è da riflettere bene sull'utilizzo di questo strumento.
Intanto, andando a memoria, questo sarà già il il terzo o il quarto di seguito che fallisce senza raggiungere il quorum. Gli ultimi infatti a passare sono stati quelli abrogativi del 1995, promossi principalmente dal Partito Radicale.
Oltre a questo c'è poi da aggiungere lo scarso rispetto che viene mostrato al giudizio popolare: ad esempio, nel 1993 venne abrogato il finanziamento pubblico ai partiti. Salvo poi tornare sotto la voce "rimborso elettorale".
Oppure, pensiamo al referendum sul nucleare del 1987: ebbene, nonostante il risultato conseguito (un sonoro NO al nucleare), ora Enel partecipa alla costruzione di centrali all'estero e il governo è intenzionato a dare il via a impianti nucleari anche in Italia.
Quindi, oltre a far fatica a raggiungere il quorum, spesso le decisioni espresse dal popolo non vengono nemmeno rispettate dalle istituzioni, che trovano sempre un escamotage per aggirare l'ostacolo.
A questo punto, per il futuro è ipotizzabile fare ricorso ancora all'istituto referendario, tenuto conto dell'impegno e delle spese profusi a fronte degli esiti raggiunti?
E se sì, conviene puntare su quesiti meno tecnici e più vicini alla gente o anche cambiare le regole, sia per quanto riguarda l'abolizione del quorum che il numero delle firme necessario per promuovere il referendum?