"Non ripresenterò la mia candidatura a Premier ma rimango a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol". Queste le parole all'interno del comunicato con cui Silvio Berlusconi annuncia di non volersi ricandidare alle prossime elezioni. Volendo fare una battuta, per come sta andando il Milan, sembra una candidatura alla panchina della squadra al posto dell'allenatore Massimiliano Allegri, sempre più in bilico per gli scarsi risultati. Sinceramente dubitiamo che Berlusconi si faccia effettivamente da parte: rimarrà comunque nell'ombra a dirigere il suo (inteso come proprietà) partito. Dietro a questa decisione vi è infatti l'amara consapevolezza della sconfitta, di essersi reso conto che la sua figura non trova più il favore degli italiani, e che anzi la sua presenza fa più danni al Pdl, come gli ha fatto intendere il suo segretario (personale, non di partito) Alfano: siamo passati insomma dal "meno male che Silvio c'è" al "meno male che Silvio se ne va". Ecco perciò l'ultimo disperato tentativo di salvare il salvabile in un partito ormai allo sfascio totale. Anche se ormai sembra già tardi: in questo momento c'è chi sa raccontare le barzellette meglio di lui. Forse è la fine di un'era: dopo Bossi, dopo Formigoni, ecco anche il Cavaliere mollare. Speriamo sia davvero così: dopo 20 anni, con queste figure non riusciremmo a reggere come Paese un giorno di più.
Ciao Silvio: se davvero te ne vai, non ci mancherai. E purtroppo, ci ricorderemo ancora di te per molto tempo.