Deludente il decreto anticorruzione approvato al Senato. Una legge che tutti attendevano con notevoli aspettative, ma che invece si è presentata carente in diversi punti critici: la mancanza del reato di falso in bilancio (che non a caso era stato depenalizzato dai precedenti governi Berlusconi-Lega), di quello di auto-riciclaggio, del voto di scambio ultimamente in gran voga tra governatori e assessori. Per non parlare delle pene ridotte per la concussione a cui si accompagna anche l'accorciamento della prescrizione. Norme che hanno subito le critiche del CSM, che ha bocciato il decreto, generato così, più che dal volere del ministro Severino, dai veti dei partiti. E dire che bloccare la corruzione significherebbe evitare un danno al Paese di oltre 60 miliardi di euro l'anno: meglio di una finanziaria o di centinaia di punti di spread. Occorre rivedere questo decreto: il PD si sta impegnando per apportare modifiche e colmare i vuoti pericolosi di questa legge. Lo faccia con il massimo sforzo, e se non riesce, non la voti. Non possiamo correre il rischio di renderci complici un domani di situazioni come queste rapportate a processi ben più illustri, come quelli a Berlusconi o Penati.