A Milano e a Roma si registrano dei casi anomali in 2 scuole, in cui gli alunni stranieri superano di numero quelli italiani. E non si tratta di piccole differenze: a Milano, all’elementare Radice, su 96 alunni 93 sono immigrati. A Roma, alla Pisacane, su 184 bambini solo 6 hanno genitori italiani.
Un divario provocato anche dalla fuga dei bambini italiani dagli istituti in cui spesso finiscono per trovarsi in schiacciante minoranza. Ma non c’è ombra di razzismo in questa scelta: le famiglie sono comprensibilmente preoccupate per il livello d’istruzione dei figli, per forza di cose inferiore in quelle classi, in cui la scarsa conoscenza della lingua italiana da parte degli alunni stranieri rallenta il programma di studi.
Un problema marginale ora, ma che a breve potrebbe allargarsi: attualmente si contano quasi 650mila iscritti stranieri di 150 etnie diverse e, tempo 2 o 3 anni, gli stranieri supereranno il milione. Occorre perciò studiare fin da ora delle soluzioni, che non sono certo le classi differenziate o classi ponte proposte dalla Lega.
Invece va favorita l'integrazione e nello stesso tempo salvaguardata l'istruzione.
Un'idea sicuramente è una più equilibrata distribuzione nelle classi attraverso quote di ingresso (ad esempio, non più del 20-30% di stranieri per classe).
Ma bisogna anche pensare a corsi pomeridiani di doposcuola per la lingua italiana, in modo da accelerare l'apprendimento degli stranieri. E soprattutto, prevedere classi con non più di 25 alunni, in modo da facilitare il lavoro degli insegnanti.
E questo vuol dire costruire nuove scuole ed assumere più docenti: praticamente il contrario di ciò che sta facendo l'attuale governo.