E' arrivato settembre, e come avevamo previsto, sono iniziate le difficoltà nel mondo del lavoro. Si parte con il pianeta SCUOLA, dove si segnalano contestazioni clamorose come quella di Salerno (vedi video) o dei precari di Milano.
Ma per il precariato, la situazione è critica in tutta Italia (vedi mappa completa delle manifestazioni di protesta).
Ed ancora non sono esplose le difficili situazioni che esistono anche nelle Poste, nel corpo dei vigili del fuoco, nella sanità.
Certo, non si può imputare a questo governo la totale responsabilità del momento attuale. Il deprimente spettacolo a cui assistiamo oggi non è altro che la ricaduta di errori perpetratisi negli ultimi 15-20 anni. E' certo, però, che le misure adottate oggi non solo non risolvono o quanto meno migliorano le condizioni, ma semmai complicano davvero tutto, anche in prospettiva futura.
La scelta della politica dei tagli non è certo la soluzione ideale: oltre che sui posti di lavoro, questi tagli si ripercuotono anche sulla qualità e sulla tipologia di insegnamento che verrà fatta.
Con poche risorse non si potranno pagare le supplenze, non ci saranno soldi per le varie attività e alla fine chi ci rimetterà saranno gli studenti.
Senza trascurare poi il fattore sicurezza, che con l'accorpamento del numero degli allievi nelle classi viene sempre meno, come denunciato dal Codacons.
Sarebbe poi da capire come, nonostante i grossi tagli portati a scuola, sanità , servizi, i conti pubblici siano AUMENTATI del doppio: qualcosa non torna, ed è da questioni come queste che gradiremmo avere delle risposte, che non su frequentazioni o meno di minorenni.
E anche nel privato le cose non si prospettano meglio: zone considerate isole felici dal punto di vista occupazionale registrano già da mesi un preoccupante declino.
Di contro, però, si registrano clamorose anomalie, come PROFESSIONI che non trovano più addetti: incredibile a dirsi, ma si fatica a trovare falegnami, meccanici, parrucchieri, elettricisti.
Posti di lavoro che le piccole imprese cercano disperatamente, non riuscendo a colmare il fabbisogno.
A fronte di queste situazioni, forse sarebbe opportuno rivedere la strategia: limitare (se non bloccare) determinati indirizzi scolastici con più attente selezioni e potenziare massicciamente gli istituti di formazione professionale, per alzarne ulteriormente il livello qualitativo e incentivare iscrizioni, in modo da ricavare quelle figure professionali di cui siamo carenti.
Oltre a questo, dai dati di Confartigianato, si evince che il 90% dei contratti di apprendistato nelle medio e piccole imprese si trasforma in contratti a tempo indeterminato.
Ciò significa che converrebbe quindi sviluppare ed offrire agevolazioni a questo ramo della nostra economia, anziché puntare la maggior parte degli aiuti sulla grande industria.