E' arrivato il giorno delle elezioni regionali in Sardegna. Un evento che sta suscitando grande interesse. La sfida Soru-Berlusconi ed il suo prestanome Cappellacci (scelto perché è il figlio del suo commercialista), è in effetti qualcosa di più di un semplice rinnovo di un consiglio regionale: rappresenta un test di rilevanza nazionale.
Berlusconi infatti ha giocato grosso: prima d’ora non si era mai visto un capo di governo partecipare con tanta passione e tanto dispendio di tempo ad una campagna elettorale regionale.
Anche Soru è andato fuori dagli schemi: non si era mai visto un Governatore sfidare il proprio partito, dato che i notabili più datati sono stati fatti fuori dalle liste elettorali.
Abbiamo detto che Berlusconi ha giocato grosso: in effetti alla fine è lui che rischia di più. Se dovesse vincere rafforzerà sì la sua leadership, ma deve essere una vittoria con ampi margini. Vincere anche di misura potrebbe essere una mezza sconfitta, tenendo conto dei mezzi messi in campo e del fatto che il vero candidato è lui, e non lo sconosciuto Cappellacci (che poi tanto sconosciuto non è, visto che è stato assessore regionale al bilancio della Giunta Masala, prima dell’avvento di Soru. Al termine del suo mandato Cappellacci pose la firma al peggior bilancio della storia dell’autonomia sarda portando il debito totale, il disavanzo della pubblica amministrazione e i mutui autorizzati per far fronte alle spese, a livelli mai visti).
Praticamente quasi ogni week-end Berlusconi è stato in Sardegna a fare comizi, promettendo l'attivazione di opere pubbliche "finanziabili già ora" per ottenere i voti dei sardi.
E quando non poteva Lui, si sono prestati i suoi ministri, anche loro con altre vane promesse.
Come Scajola, che ha promesso che in Sardegna non saranno mai costruite centrali nucleari.
Oppure come Zaia (che non contento di aver utilizzato voli di Stato -e quindi facendo campagna elettorale a carico dei contribuenti- aveva chiesto anche di scorrazzare per la Sardegna utilizzando auto della Guardia Forestale), che invece si è impegnato ad acquistare quintali di pecorino sardo.
Chissà se fosse andata la Carfagna cosa avrebbe promesso...
Certo che la lotta è stata davvero impari: Davide Soru contro Golia Berlusconi. E speriamo che l'esito finale di questo scontro ricalchi l'originale.
Noi confidiamo nell'orgoglio dei Sardi, nella loro convinzione di farcela da soli senza l'illusione di regalie.
Perché la vittoria di Soru in queste elezioni potrebbe significare l'inizio del rilancio del PD e di tutta la democrazia e il declino del governo Berlusconi.