Il titolo del post prende spunto dai versi di John Donne, citati da Ernest Hemingway nel romanzo "Per chi suona la campana".
E anche noi ci domandiamo: per chi suona adesso la campana? Per Renato Soru? Per il PD? Per il momento, sicuramente per Walter Veltroni, che ha annunciato in queste ultime ore le proprie dimissioni.
Possiamo provare comunque ad analizzare i perché di questa sconfitta, davvero pesante e cocente. Perché se è vero che il reale antagonista di Soru è stato Berlusconi, non si può nemmeno dimenticare che questi si era comunque affidato ad un candidato/prestanome, con poca personalità e capace di cadere in gaffe clamorose o farsi pescare per aver realizzato il suo programma elettorale con un copia e incolla pressoché integrale da altre fonti.
Io credo che alla fine a nuocere a Soru sia stato lo stesso Soru. Le sue qualità (testardo, orgoglioso, intransigente) che qualcuno ha definito la sua forza sono state anche i suoi punti deboli. La sua posizione poi di uomo ricco, a qualcuno può aver dato magari la sensazione di un'altra versione berlusconiana.
A me Renato Soru è sembrato soprattutto un uomo solo, e nel mio post di qualche giorno fa non è un caso che abbia messo come titolo "Soru contro tutti".
Perché Soru è rimasto solo, o meglio, si è proprio isolato: è il suo carattere, il suo modo d'agire che l'ha fatto mettere in contrasto in questi anni anche con esponenti del suo stesso partito. E non è un caso che in roccaforti del centro-sinistra come Quartu S. Elena e Iglesias sia stato battuto.
Così come non sono un caso l'affluenza in calo (67,58% degli aventi diritto rispetto alle regionali del 2004, quando votò il 71,2% dei sardi) e le numerose schede nulle (quasi 15.000, a cui si aggiungono le schede annullate volontariamente dall'elettore -circa 3300- e quelle bianche -più di 5000-).
Insomma, nonostante un programma innovativo e 4 anni di buongoverno, nonostante la sua "sardità", con il suo apparire serio e scontroso non è riuscito a coinvolgere. Anzi, ha creato incomprensioni e conflitti all'interno della coalizione (e come non dimenticare anche il Partito Sardo D'Azione, che per la prima volta nella sua storia si è schierato con la destra?).
Molti vedevano in Soru "l'Obama italiano", accarezzando l'idea che un suo trionfo lo avrebbe accreditato per una "nomination" nazionale.
Ma Obama lo abbiamo sempre visto sorridente, coinvolgente, in compagnia di Michelle, con a fianco i suoi collaboratori...
E comunque, secondo me il PD deve liberarsi dall'equivoco "Obama": il problema non sta nel trovare qui in Italia un candidato che risponda ai requisiti del neo-presidente americano. Non è l'uomo che manca, è il paese: infatti, ora, in Italia, un Obama riuscirebbe a vincere il berlusconismo? E soprattutto: in Italia uno come Obama riuscirebbe a candidarsi per farsi eleggere?