martedì 24 febbraio 2009

Se i francesi sono i galletti, noi italiani siamo proprio dei polli

Sul "patto nucleare" stretto oggi tra Berlusconi e Sarkozy c'è davvero tanto da dire.
Innanzitutto lascia perplessi che Berlusconi firmi gli accordi senza che il Parlamento abbia ancora approvato le leggi di riferimento.
Ma poi, quello che sconcerta maggiormente è questa scelta scellerata di puntare sul nucleare, una fonte costosa, rischiosa e basata su una risorsa, l’uranio, molto limitata (secondo le stime delle organizzazioni internazionali, durerà solo per pochi decenni ed il suo costo è cresciuto a dismisura: nel 2000 un chilogrammo di uranio costava 7 dollari mentre oggi ne costa 120).
Una tecnologia che serve solo a pochi interessi di un settore che il mercato ha già bocciato.
Infatti l'energia nucleare nei mercati liberalizzati, come in USA, è sostanzialmente ferma da 30 anni: gli unici investimenti effettuati, hanno riguardato il ripotenziamento e la manutenzione dei vecchi impianti.
Gli Stati Uniti di Barack Obama hanno cancellato quindi tutti gli incentivi previsti per nucleare e carbone puntando, come la Germania, sulle fonti rinnovabili.
Insomma, il mondo va avanti e noi restiamo al palo, perdendo tempo e occasioni per rilanciare il settore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico.
Per non parlare poi della questione dei problemi di stoccaggio delle scorie radioattive, che rimarrà sicuramente aperta anche quando sarà attivata la prima centrale (non prima del 2020, dicono gli esperti).
E oltre al danno anche la beffa: questo accordo comporterebbe una spesa fra i 3 e i 4 miliardi di euro. E tutto a vantaggio, ovviamente, di Sarkozy, che sta cercando di tenere in piedi l’industria nucleare francese.
E lo farà puntando sui fondi pubblici italiani: l'accordo sul nucleare quindi conviene solo ai cugini francesi, a cui questo governo farà l´ennesimo regalo, dopo la vicenda Alitalia.