mercoledì 27 marzo 2013

L'ottusità non è credibile. E non porta da nessuna parte.

Già prima di incontrare Bersani, i rappresentanti del M5S avevano annunciato il loro "no", senza avere ascoltato quanto gli sarebbe stato proposto. La ragione è perché il mandato voluto dai loro elettori è di spazzare i partiti, non di lavorarci insieme. Quindi, niente fiducia a chi da 20 anni ha solo parlato di cambiamento senza mai attuarlo. Però, alla fine dell'incontro, viene annunciato che: "Siamo pronti per un governo del Movimento 5 Stelle con il nostro programma, che potrebbe essere condiviso in larga parte da altre forze politiche". Ma in questo caso, non sarebbe la stessa cosa che rifiutano? Cioé, sempre un governo fatto dai partiti...
Insomma, hanno voglia i capigruppo dei grillini ad affermare che: "Noi abbiamo una credibilità che possiamo spendere: gli altri partiti hanno una 'non credibilità, essendo lì da 30 anni facendo solo promesse". Sinceramente a noi pare poco credibile chi, oltre a contraddirsi grossolanamente, in questi giorni ha mostrato un netto rifiuto al confronto (preferendo l'insulto spesso gratuito), vistose pecche in fatto di competenze, insofferenza alle critiche (anche a livello di satira), imposizioni dall'alto in contrapposizione alla base.
La sensazione, purtroppo, è che il M5S passerà alla storia come un movimento che voleva e poteva cambiare tutto, ma alla fine finirà per non cambiare niente: per un'ostinata chiusura a prescindere, per meri calcoli elettorali (secondo noi sbagliati), o per l'incapacità di sapersi prendere le responsabilità (o la consapevolezza di non essere in grado) per affrontare la difficile situazione nel Paese.
Come però abbiamo già ribadito, e su questo siamo d'accordo con i 5 Stelle, i responsabili maggiori di questa situazione sono i partiti tradizionali. PD e centrosinistra inclusi: perché ciò che si propone adesso, avremmo dovuto proporlo prima, e addirittura attuarlo, negli anni in cui samo stati al governo. Non averlo fatto, significa essere stati distanti dal cambiamento che l'Italia pretendeva. E il risultato è questo.
Adesso, preso atto (anche se si sarebbe dovuto comprendere fin da subito) che Grillo e i suoi vorranno stare sempre in contrapposizione ai partiti, non si perda altro tempo a cercare ostinatamente ciò che non si potrà avere: in tal caso ci metteremmo sullo stesso piano. Se la strada è chiusa, si cerchi un'altra via, scavalcando magari il muro di gomma che ci sbarra il cammino, senza continuare a rimbalzarci contro. E per riuscire a fare questo salto, molto probabilmente dovremo alleggerirci di orgoglio e ambizioni personali, mettendo sul campo figure e nomi nuovi, in modo da uscire dai soliti schemi. Se cambiamento deve essere, oltre che nelle proposte, lo sia anche nel metodo e nelle persone. La rinuncia potrebbe apparire dolorosa, ma è più che doverosa. E potrebbe ottenere grandi risultati, oltre ad evitare strette mortali nelle grinfie dei giaguari, che porterebbero il Partito allo sfascio e il Paese nel baratro.