E’ un po’ improprio affermare che ieri con le elezioni alle Camere abbia vinto il PD. Di certo la mossa di proporre 2 figure di alto spessore e nello stesso tempo in grado di rompere gli schemi abituali della “partitocrazia” ha permesso di uscire da una situazione che stava macerandosi. Mossa che è giunta dopo che il Partito aveva provato fino all’ultimo a trovare con le altre forze politiche delle scelte condivise. E se sono comprensibili le difficoltà incontrate con il centrodestra (comunque impresentabile con i suoi eletti) e con i “grillini”, ha lasciato piuttosto perplessi il rifiuto di Monti alla proposta del PD: Dellai, uno dei suoi deputati, alla presidenza della Camera.
Un rifiuto oltretutto che è stato motivato dal fatto che il “professore” volesse occupare la poltrona di presidente del Senato. In pratica, sono stati anteposti gli interessi personali a quelli del Paese. E sinceramente è una brutta metamorfosi, se si pensa che poco più di 1 anno fa, all’insediamento di capo del governo, ci ricordiamo un Monti che aveva affermato addirittura che finito il suo compito di “salvatore della Patria” si sarebbe fatto da parte senza nemmeno candidarsi.
Da segnalare infine che “l’accoppiata” messa sul tavolo dal PD ha anche suscitato un’attenzione da parte dei parlamentari del Movimento 5 Stelle (anche perché bisogna riconoscere che la scelta del PD è merito in parte dello stimolo portato proprio da loro), alcuni dei quali, nella votazione al Senato che si preannunciava più incerta, hanno votato Grasso nonostante l’indicazione del loro capogruppo di astenersi con la scheda bianca. Sollevando così un po' d'agitazione tra Grillo e gli eletti.
Quindi ieri, oltre al rinnovamento e alla democrazia, ha vinto anche la libertà: quella di coscienza.