Il mondo del lavoro non è un problema che riguarda solo i più giovani. Una recente indagine della Sda Bocconi ha infatti rilevato che nelle aziende la maggior fonte di disagio è diventata l'aumento dell'età, visto che le imprese smettono di investire sui dipendenti dai 45 anni in su.
I motivi sono diversi: a volte la scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie, ma soprattutto la crisi, visto che gli stipendi dei lavoratori maturi sono più pesanti e le imprese quindi tendono al risparmio: capita perciò che si licenzi un dirigente per affidare le sue mansioni a una persona più giovane e che costa meno.
Il rischio però è lo spreco di importanti risorse professionali. Oltretutto, ricollocare queste persone è drammaticamente difficoltoso, e spesso significa ricominciare una nuova carriera con ben altre competenze. Ma questo è possibile farlo solo attraverso progetti di formazione e riqualificazione professionale che riescano a reinserirti sul mercato del lavoro.
Insomma, il posto fisso è diventato una tenaglia tra chi ha meno di 30 anni e chi ne ha più di 45. E c'è il dubbio che l'allungamento dell'età pensionabile non vada ad aggravare ulteriormente questa situazione.