lunedì 27 febbraio 2012

Le "storture" del sindaco

Nell'editoriale dell'ultimo "Informatore Comunale" il sindaco discerne di economia e storia. Parla di tasse e Unità d'Italia, ed esprime alcuni personali e singolari pareri, citando più volte il termine “storture”.
Sulle tasse dei vedanesi, dopo 3 anni che guida il Comune il sindaco rende conto del loro importo, di quanto viene trasferito alle casse dello Stato e quanto rimane sul territorio. Se ne è accorto adesso, circa 3 mesi dopo che è caduto il fallito governo Berlusconi-Bossi, come se prima i vedanesi le tasse non le pagassero o rimanessero tutte a disposizione del Comune. E trova “offensivo e irritante” il fatto che “sia stata congegnata una manovra tale da costringere i Sindaci ad imporre ai cittadini altre tasse”: beh, noi troviamo alquanto ipocrita che non si dica che questa “manovra congegnata” altro non è che l'anticipo del famigerato “federalismo municipale”, quella norma pasticciata studiata e voluta da Calderoli, che conteneva le tasse che ora si pagano, tra cui l'IMU (leggere anche qui oppure qui). Avrebbe dovuto entrare in vigore dal 2014, ovvero dopo le elezioni politiche del 2013, in modo tale che Pdl e Lega (in vista di una sconfitta preventivata) avrebbero potuto dare la colpa al nuovo governo: come infatti sta accadendo adesso.
Non è finita, però: il nostro “primo cittadino” individua la causa di “queste storture” nell'Unità d'Italia, un processo storico a suo dire “nato male”, consistito nient'altro che in una serie di guerre di annessione al Regno del Piemonte. Peccato che la Storia ci illustri episodi come ad esempio le 5 giornate di Milano, dove fu tutta una città a sollevarsi contro gli Austriaci: un'intera popolazione infatti lottò, perfino gli orfanelli dell'istituto (i celebri “Martinitt”). Senza contare poi le migliaia di patrioti che combatterono e morirono per la Patria, uomini e donne provenienti da diversi ceti sociali e da tutte le regioni d'Italia.
Se poi dovessimo adottare la logica del sindaco per altre nazioni, allora potremmo dire che l'unificazione della Germania non fu altro che il risultato dell'annessione da parte della Prussia degli stati tedeschi che allora formavano una confederazione. Tenendo conto che il Bismark, di cui Baroffio è grande estimatore, fu ancora più determinato e spiccio nei metodi rispetto al nostro Cavour.
Scopriamo poi che il Papa allora era “un federalista”. Sarà, ma consultando i libri di storia di certo sappiamo che nello Stato Pontificio furono giustiziati (anche con il taglio della testa) diversi patrioti, e che i cattolici italiani soffrirono l'Unità d'Italia anche per queste prese di posizione di quel Papato, più attento al potere temporale che non alla missione spirituale a cui invece era chiamato.
L'Unità d'Italia non piacerà al sindaco e a pochi altri, ma piace alla stragrande maggioranza gli italiani. Basti pensare alle folle che hanno partecipato agli eventi del 150°: migliaia e migliaia di persone che accorrevano e si assiepavano per accogliere il Presidente Napolitano durante le celebrazioni del 150° o per assistere al passaggio del treno che accompagnava la salma del Milite Ignoto.
Perché il tricolore appassiona ancora eccome, e non è un retaggio esclusivo di nessuna parte politica, della sinistra nello specifico, come afferma invece il sindaco, che forse non si ricorda che nel simbolo dei suoi “alleati” in giunta c'è proprio il tricolore.
Sul fatto che poi l'allora PCI non fosse nazionalista e patriottico avanziamo dubbi: buona parte dei partigiani che contribuirono a cacciare l'invasore tedesco erano infatti comunisti. E criticare un sistema o un governo non significa essere contro la propria Patria.
Sarebbe come dire che criticare l'attuale giunta comunale significhi non amare Vedano, mentre invece, per quanto ci riguarda, è proprio il contrario.
C'è da dire però che probabilmente il sindaco avrà avuto delle fonti di informazione che riterrà certe, visto che alti esponenti del suo partito (tra cui proprio Bossi e Maroni) hanno fatto parte del “vecchio PCI e movimenti satelliti”. Ed è proprio ai suoi dirigenti che Baroffio dovrebbe porre le domande sul federalismo: sul perché in questi anni, con Bossi addirittura ministro delle Riforme, questa riforma non sia stata proprio affrontata, se non in termini propagandistici.
Consigliamo al sindaco, oltre a leggere i testi di Ricolfi (anche quelli che criticano la Lega), di dare una ripassata ai libri di Storia, e per i prossimi editoriali, anziché avventurarsi su temi di così grande portata, informare i cittadini sulle problematiche del nostro territorio (ad esempio del PGT, di cui nulla si sa, visto che il coinvolgimento della cittadinanza è stato basso e i gruppi di minoranza ne sono all'oscuro). O comunque di elaborare contenuti che abbiano maggiore fondamento. Certo, per fortuna non siamo ancora ai livelli di “la Padania esiste perché esiste il Grana Padano”. Ma questa è un'altra storia.