Il filone di indagini della magistratura a Bari ha messo sotto accusa i partiti del centro-sinistra locale: PD, Prc, Socialisti autonomisti, Lista Emiliano e Sinistra e Libertà.
Fermo restando che l'indagine è tuttora in corso e che ancora non si è svolto nessun processo, né tanto meno è stata emessa alcuna sentenza di colpevolezza, resta il fatto che dopo le note vicende dell'Abruzzo e della Campania, questo può sembrare senz'altro un altro brutto colpo all'immagine del PD.
Noi però non porteremo attacchi all'indirizzo della magistratura, verso cui abbiamo invece la massima fiducia nel suo operato. E se poi, malauguratamente, le accuse formulate trovassero qualche riscontro, coglieremmo semmai l'occasione per fare piazza pulita in quella sede e ricominciare con un nuovo corso. Al Congresso, però, sarebbe opportuno discutere, per il futuro, su un maggiore controllo ed una più accurata selezione di chi si propone per rappresentare il PD. Tesi, tra l'altro, già sollevata in questo blog.
Questa vicenda, tuttavia, non deve mettere in secondo piano quella legata al premier, sempre in quel di Bari, ma, semmai, rimarcarne ancora di più la sua gravità, visti gli intrecci inquietanti che accomunano le 2 inchieste.
Perché la questione morale non appartiene a questa o quella fazione politica, ma è un concetto di tutti che pesa a livello nazionale.
Sarebbe stupido dividere la politica in "buoni" e "cattivi", così come dire che "sono tutti uguali".
In realtà, ne siamo certi, la maggioranza dei politici (di entrambi gli schieramenti) lavora correttamente per il bene del Paese: e sono loro che dovrebbero fare fronte comune (in maniera trasversale) per "espellere quei pochi corpi estranei" alla buona politica, che creano un ulteriore distacco tra cittadini e istituzioni, con il rischio di una deriva di antipolitica legata a movimenti demagogici come il "grillismo" o il "dipietrismo".