Con l'approvazione del pacchetto sicurezza, nelle città e nei comuni si potranno organizzare le ronde. Molti dubbi sull'efficacia di questo provvedimento: sembra più un colpo d'effetto elettorale della Lega, il solito coup de theatre che poi non porta nessun risultato pratico.
Il Quirinale stesso aveva espresso delle perplessità, a cui il governo pare aver risposto: ronde composte "al massimo da 3 persone, con addosso una bella casacca gialla fluorescente. Senza armi. Senza cani. Senza auto né moto. A piedi, al massimo in bici. Ex delle forze dell'ordine. Componenti di associazioni, schedate dal prefetto, che non siano riconducibili a partiti, movimenti politici, sindacati, tifoserie".
Intanto vedremo come, se sarà possibile e chi farà rispettare queste regole.
E non è una critica di parte, visto che anche amministrazioni di centrosinistra erano in passato già ricorse alle ronde.
Qui è proprio una questione pratica: perché non si può invocare la "sicurezza" e allo stesso tempo tagliare fondi alle forze dell'ordine. E oltretutto appare pretenzioso provvedere al mancato controllo di queste ultime con dei cittadini che si cimentano in qualità di "vigilantes".
Lascia ancora più perplessi il fatto che i comuni terranno corsi di formazione ed i prefetti gli albi delle associazioni rivisti di continuo. Ciò rischia di determinare un aggravio di lavoro e costi. Poi non si comprende davvero a cosa dovrebbero servire questi corsi di formazione, visto che le ronde avranno solo il compito di segnalare fatti che "arrecano danno alla sicurezza urbana o situazioni di disagio sociale": gli si insegnerà a utilizzare il cellulare per avvisare polizia o carabinieri? E meno male che il governo si vanta di aver tagliato spese ed enti inutili...
Oltretutto, se noi cittadini, invece di rintanarci in casa, facendoci ipnotizzare dalla TV, tornassimo padroni delle strade anche facendo delle semplici passeggiate, non solo non ci sarebbe bisogno delle ronde, ma nemmeno di pattugliamenti delle forze dell'ordine.
Le ronde dobbiamo essere noi, tornando a VIVERE le nostre città. Ma qui devono essere anche le amministrazioni a fare in modo che le città non diventino dei dormitori.