Sono davvero tanti i dubbi che sorgono dalla vicenda dei rimborsi elettorali della Margherita: consulenze strapagate, spese di rappresentanza e comunicazione considerevoli, addirittura oltre mezzo milione di euro per gestire un sito ormai chiuso.
Davvero troppi soldi, spesi tra l'altro per un partito ormai sciolto. E la cosa incredibile è che tutto era a bilancio: possibile che ai vertici nessuno si sia accorto? E' davvero troppo comodo dire "Io non sapevo nulla": agli onori debbono corrispondere anche oneri, e chi dirigeva il partito ha comunque le sue responsabilità per quanto accaduto. Perlomeno, responsabilità politiche. E per chi ha fatto sempre il proprio dovere, impegnandosi con serietà, c'è proprio di che sentirsi traditi.
Sicuramente, come ha ribadito anche Giuseppe Adamoli, occorre al più presto rivedere la legge dei rimborsi elettorali, eliminando una volta per tutte ciò che altro non sono che dei finanziamenti pubblici nascosti.
Intanto, tra tante ombre, i vertici della Margherita di Varese hanno voluto fare chiarezza, scrivendo una lettera aperta in cui spiegano e dimostrano come invece qui a Varese non solo tutto fu fatto in maniera regolare e trasparente, ma anche che nessun euro delle casse provinciali andò a quelle nazionali, nelle tasche di Lusi. Decisione saggia e intuizione felice.