Chi si accontenta gode, ma l'euforia di Enrico Letta appare fin troppo eccessiva: dalla UE infatti è arrivata una bella pacca sulle spalle per esserci sacrificati (fino a quasi allo stremo) nell'ultimo anno. Ma da qui a dire che tutto è risolto ce ne vuole. Intanto la maggiore flessibilità a cui fa riferimento Letta è la possibilità di operare con la spesa pubblica su progetti co-finanziati dalla UE (circa una decina di miliardi) nell'ambito della politica strutturale e di coesione, delle reti trans-europee e della 'Connecting Europe Facility'. E non sarà così facile, vista la nostra idiosincrasia (o magari incapacità) a utilizzare finanziamenti UE in modo corretto. Inoltre, dovremo sempre stare attenti a non sforare il fatidico 3% del deficit. Quindi, continuano a mancare le coperture per le scadenze prossime (mancato aumento IVA, abolizione Imu, debiti P.A. verso le imprese), e non potremo sforare i conti pubblici per reperirle. Il rischio perciò è di aumentare ulteriormente la pressione fiscale, con nuove tasse o nuovi tagli. Per cui, anche guardando il "fondo" pieno del bicchiere, niente illusioni: nel frattempo che Enrichetto nostro esulta (contentino lui), il deficit sale e ci si avvicina pericolosamente verso la fine anno, dove, anche a causa dei continui rinvii, più che un ingorgo ci attende un gorgo, capace di trascinarci sul fondo.