Una brutta vicenda, che ha il sapore dell'intrigo internazionale: moglie e figlia di un dissidente del Kazakhstan (piccolo stato della steppa asiatica, ricco di petrolio e governato dal dittatore Nazarbayev) erano ospiti nel nostro Paese e sono state prelevate a forza ed espulse a tempo di record, nonostante i loro passaporti fossero in regola ed avessero richiesto lo status di rifugiati. Oltretutto, rimandandole nel loro Paese d'origine, sono state messe in pratica nelle mani del dittatore, che ora ha un'arma in più di ricatto verso il suo avversario politico, rifugiato a sua volta in Inghilterra.
Il fatto appare grave e inquietante, soprattutto se si considera che:
- Nursultan Nazarbayev, il padrone del Kazakhstan, è buon amico (e probabilmente in affari) con Silvio Berlusconi
- le forze di polizia e le autorità che hanno decretato l'ingiusta espulsione di madre e figlia, fanno capo al ministero degli Interni, presieduto dal segretario di Berlusconi
- madre e figlia a quanto pare sono state rimandate in patria su un jet privato, noleggiato dall’ambasciata del Kazakhstan.
Abbiamo già detto che larghe intese non vuol dire collusioni o complicità, per cui se Letta non se la sente di fare luce su questo drammatico episodio, i nostri parlamentari si impegnino per un'interrogazione al ministro Alfano e, se non convincente la risposta, ne chiedano l'immediata sfiducia.