Fallita anche la quarta votazione, dove Prodi non riesce a raggiungere il quorum (anzi mancano 100 voti che sulla carta avrebbero dovuto esserci). Il PD ora si trova a un bivio in vista della quinta votazione: riproporre Romano Prodi, perfettamente in grado di formare un governo di legislatura o di scopo e che possa quindi fare le riforme di cui l'Italia ha bisogno, o convergere su Stefano Rodotà, il candidato dei 5 Stelle, mossa che potrebbe aprire a un governo con il Movimento di Grillo.
La prima via non è semplice da percorrere: Prodi per essere eletto avrebbe bisogno oltre che dei voti del centrosinistra (496) di almeno altri 8 da altri schieramenti (Scelta Civica e M5S i probabili). Ma abbiamo visto già oggi quanto sia arduo ottenere i nostri voti. La seconda invece garantirebbe quasi certamente l'elezione di Rodotà, perché ai voti del centrosinistra andrebbero ad assommarsi sicuramente i 160 e oltre grillini. Rodotà è comunque figura che viene dalla sinistra, assolutamente rispettabile e autorevole: per cui sarebbe un'ottima scelta. Non sono però da escludere delle sorprese (basta che non siano del tipo "Marini" o comunque condivise con Berlusconi). Qui comunque sembra di giocare a "teresina": ogni mossa va valutata con attenzione.
Oggi però bisogna riconoscere che la "carta" migliore l'ha giocata il centrodestra, uscendo dall'Aula e rinunciando a votare, mettendo così in luce i franchi tiratori all'interno del centrosinistra. E c'è da ammettere che i vertici PD stanno davvero gestendo male la situazione: signori (e signore), ma che state combinando?
venerdì 19 aprile 2013
Prodotà
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Romanzo Quirinale