venerdì 26 aprile 2013

Espulsioni e repulsioni

Nel PD si minacciano espulsioni per chi non dovesse votare la fiducia a un eventuale governissimo Letta: sinceramente non mi aspettavo che un Partito che si chiama Democratico finisse per agire così. In un contesto democratico si accetta il dibattito, si discute e si rispetta anche il dissenso. E teniamo conto che oltretutto il rifiuto del governo di larghe intese è la linea tenuta non solo subito dopo le elezioni, ma da sempre da parte del gruppo dirigente PD (che tra l'altro, non si era dimesso?), che oggi invece spinge per questa controversa soluzione che anche la base degli iscritti respinge nel modo più assoluto. Per cui, dopo avere allontanato gli elettori, si espellono anche quei parlamentari coerenti con la base: così l'opera sarebbe completa, e il PD diventerebbe davvero quello che Grillo chiama "Pdmenoelle".
Si dovrebbe fare comprendere a Francesco Boccia, uno dei sostenitori della linea dura, che fare il governissimo con il Pdl non è la stessa cosa del suo matrimonio con la parlamentare pdiellina Nunzia De Girolamo: non solo per una differenza sostanziale di valori (e che differenza e che valori), ma anche per l'impossibilità di portare avanti un programma condiviso serio e con riforme veramente utili per risollevare l'Italia. Anzi, la sensazione è che, sentiti anche i nomi famigerati che si fanno per le poltrone di alcuni ministeri, l'esecutivo che si verrà a creare passerà dalle intese alle pretese di Berlusconi, che detterà così l'agenda. Anziché prendersela con chi pubblicamente manifesta il suo dissenso per una questione di coerenza alla linea tenuta da sempre dal Partito e agli impegni presi con i suoi elettori, sarebbe invece il caso di invitare a venire allo scoperto i 101 impallinatori di Prodi, anche perché c'è il sospetto che alcuni di questi faranno anche parte (in qualità di ministri o sottosegretari) del contestato governissimo.
Dario Franceschini, motivando il rifiuto del PD a non dare il voto a Rodotà per il Quirinale, ha detto che "non dobbiamo inseguire la piazza". Ecco, se i nostri dirigenti (ex o presunti tali) non si daranno una registrata, sarà la piazza a inseguire loro. Come ben sa Franceschini. E non sarebbe affatto una bella cosa se si arrivasse a questo punto (il sogno di Grillo, per dire). Insomma, calma e gesso, come sottolinea anche Matteo Renzi. Ma soprattutto rispetto per chi rivendica il diritto di dissentire e per gli elettori. E anche per se stessi.

(Adesso mi aspetterei che: o espellono anche me, o si ravvedono.
O magari, chissenefrega, e rimangono arroccati sulle loro incertezze, tirando a campare. Finché dura.)