Era il 16 novembre 2011, quando il governo tecnico di Monti giurò al Quirinale. L'Italia si trovava travolta dalla tempesta dello spread, in piena crisi economica, a cui il fallito governo Berlusconi-Lega aveva ampiamente dimostrato di non essere capace di fare fronte.
Dopo un anno che bilancio possiamo trarre da questa esperienza? Sicuramente sul piano internazionale abbiamo maggiore credibilità e abbiamo tranquillizzato i mercati che hanno smesso di aggredirci. Sono scesi anche i tassi di interesse sui nostri titoli di Stato. Ma è sul piano interno che Monti non è riuscito a soddisfare in pieno gli obbiettivi preposti. “Rigore, equità, crescita” erano infatti i punti basilari del suo programma, ma mentre equità (senza istituire una patrimoniale o colpire la grande finanza, ma solo pensionati, famiglie e piccole imprese) e soprattutto la crescita (con consumi ulteriormente abbassati e tasse aumentate) non sono state affatto applicate, per quanto riguarda il rigore ci si è limitati solo al taglio dei servizi, e non, ad esempio, a toccare i "privilegi acquisiti". Anche se, a livello personale, sia il Presidente che i suoi ministri, hanno comunque offerto un'immagine di sobrietà assolutamente opposta a quella goliardica-cialtronesca del precedente governo. Inoltre, Monti non ha nemmeno preso in considerazione riforme basilari come quella elettorale, demandando tutto ai partiti, che alla fine non hanno combinato niente.
Effettivamente ci si aspettava di più da questo governo, che però ha il grosso alibi di essere dipeso da un Parlamento con una maggioranza sempre in precario equilibrio, formata da forze politiche litigiose e che hanno sempre messo i propri meschini interessi davanti a quelli del Paese. E resta pertanto il dubbio che forse non abbiamo visto all'opera il vero Monti. Sempre tenendo conto del fatto che forse la politica non avrebbe fatto meglio.
Update "un anno di Monti": il punto di vista de "La Voce"