Insieme a Lombardia e Lazio, andrà al voto anche il Molise, visto che per un ricorso sono state annullate le elezioni dello scorso anno. Nonostante sia piccola 4-5 volte rispetto alle altre 2 regioni, il Molise non ha niente da invidiare in quanto a spese. I numeri infatti sono impietosi: 1 dipendente pubblico ogni 16 abitanti (1 ogni 5 occupati), 3.253 euro pro capite per le spese per servizi generali (il doppio dei 1.566 del Veneto), la spesa per gli organi istituzionali è di 44,1 euro pro capite (il triplo della media italiana, la più alta in assoluto tra le Regioni ordinarie), 30 i consiglieri regionali (in rapporto agli abitanti il quadruplo che in Liguria, il quintuplo che nella media nazionale, il decuplo che in Campania per non dire della Lombardia), 6,25 euro pro capite i rimborsi ai partiti (più di tutte le altre regioni: il quadruplo della media italiana, il quintuplo della Lombardia, il decuplo del vicino Abruzzo), un buco di oltre 42 milioni nella sanità.
A questo punto, visto che già sono state annullate le elezioni ed è stata sciolta la giunta, non si capisce perché non si pensi ad un accorpamento, come è stato fatto con le province: il Molise potrebbe tornare insieme all'Abruzzo, come già in passato (fino al 1963). Anche perché, lascia davvero perplessi che si voglia mantenere una regione così piccola e con un numero limitato di abitanti (addirittura meno della metà della nostra provincia), visto che, anche senza una gestione dissoluta come quest'ultima, genererebbe comunque sprechi per le spese delle proprie strutture. E al limite il figlio di Di Pietro potrà sempre trovarsi un'altra occupazione.