Alla fine sembra che ci sarà l'election-day il 10 marzo: voto per regionali (Lazio, Lombardia e Molise) e nazionali. E' quanto si prefiggevano in primis Lega e Pdl, non tanto per la balla di "non sprecare 100 milioni" (che poi in realtà sono 50), quanto semmai con il velato obbiettivo di creare caos e trarre così vantaggio da una più che probabile debacle (visti anche i sondaggi). Esattamente l'opposto di quanto fecero circa 1 anno e mezzo fa, quando sedendo tra i banchi del governo rifiutarono l'accorpamento delle amministrative con il referendum su acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento, provocando lo sperpero di ben 350 milioni di euro. Lo scopo di allora era di non fare raggiungere il quorum per i referendum: ma sappiamo bene come è andata a finire.
C'è semmai da segnalare che rinviando ulteriormente le elezioni di Lazio e Lombardia (attualmente senza governo o con giunte provvisorie) verranno persi circa 60 milioni (oltre a quelli dei fondi sociali europei a cui non si potrà attingere). Quindi ancora una volta Lega e Pdl mettono davanti i loro meschini interessi davanti a quelli dei cittadini. E oltretutto con l'accorpamento del voto, si rischia di sminuire la competizione e la discussione riguardanti Lazio e Lombardia.
C'è però da dire che, votando a febbraio per le regionali e ad aprile per le nazionali, sarebbe stato anche logorante e deleterio per il Paese un periodo di oltre 4 mesi di campagna elettorale. Era opportuno invece seguire l'indicazione del PD (e anche, va dato atto, di Formigoni) di andare subito al voto (entro dicembre) in Lazio e Lombardia, e poi portare a scadenza naturale il governo Monti. Ma ormai la data sembra tratta. Sempre però che venga accolta la condizione imposta da Napolitano: votare la legge di stabilità e varare una riforma elettorale in grado di garantire la governabilità.