Un dramma sociale e un disastro strutturale. Così si può presentare la vicenda Fincantieri, che ha deciso di chiudere i cantieri navali di Genova e Castellamare di Stabia.
I lavoratori sono disperati, e ci sono state forti tensioni nelle città dove hanno sede i cantieri interessati: qualche migliaio di loro rischia il posto. E anche per l'economia italiana si potrebbe rivelare un danno: la nostra cantieristica è stata da sempre infatti un fiore all'occhiello dalla nostra industria, ed un suo smantellamento potrebbe penalizzare fortemente il Paese.
Alcuni Europarlamentari del PD (il vice presidente vicario del Parlamento europeo Gianni Pittella, Sergio Cofferati e il vice capodelegazione democratico Andrea Cozzolino) avevano lanciato l'allarme un anno fa: venivano chieste una serie di politiche industriali sull'esempio di quanto avevano fatto Francia o Germania. Ma il loro appello è rimasto inascoltato dal governo: la maggioranza era troppo occupata a salvare il proprio padrone dai processi.
Adesso il ministro del "sottosviluppo" Romani ha deciso di convocare venerdì 3 giugno i vertici di Fincantieri e i sindacati nazionali per fare il punto sul piano di riorganizzazione industriale annunciato dalla società. Vorremmo davvero sbagliarci, ma la sensazione è che ancora una volta si cerchi di chiudere il recinto dopo che i buoi sono già scappati.
"Finché la barca va lasciala andare...", faceva l'adagio di una vecchia canzone. Ma qui la barca ormai sta affondando sempre più ogni giorno che passa.