Partito l'attacco alla Libia da parte di USA, Francia e Gran Bretagna. Tripoli brucia: non è più "il bel suol d'amore", e pare ormai un ricordo lontano la nostra amicizia con Gheddafi.
Ora si teme un conflitto lungo, e soprattutto vicino alle nostre coste, con tutti i rischi che ne potrebbero conseguire.
L'intervento della coalizione ONU-Europa era inevitabile. E giusto: non si poteva più tollerare che il "colonnello" libico continuasse a massacrare i civili (il suo popolo!).
Semmai si è sbagliato nel passato (anche recente) a dialogare con questi dittatori e permettere loro di tiranneggiare i propri Paesi, giovandoci di profitti economici in cambio della nostra accondiscendenza.
E speriamo che dietro a questa operazione non ci siano in gioco ancora interessi economici, ma solo ed esclusivamente l'intento umanitario e la volontà di portare effettivamente in quelle aree la democrazia, attraverso il dialogo e la mediazione, senza folli colpi di testa, in modo che tutto si risolva in tempi rapidi e con il minore spargimento di sangue possibile.
L'Italia intanto resta sempre ai margini: vista la nostra posizione con Gheddafi ed i buoni rapporti con lui del nostro governo, come avevamo già detto, si sarebbe dovuto intervenire prima con un'azione diplomatica, per tentare di fermare pacificamente, come forza interlocutrice, il bagno di sangue attraverso la negoziazione e rinsaldare così la nostra posizione nel Mediterraneo. Invece ci ritroviamo ora al traino di USA, Francia e Gran Bretagna, ai margini dell'operazione militare e indebolendo ulteriormente la nostra già precaria immagine internazionale. Probabilmente erano troppi gli interessi personali in gioco da parte degli esponenti della nostra classe dirigente (Berlusconi in primis, vista la sua grande devozione verso chi gli aveva fatto apprendere "l'arte" del bunga-bunga -e non solo-); per non parlare della miopia e dell'incapacità di alcuni di loro, il ministro delle vacanze all'estero sopra tutti. Abbiamo preferito "non disturbare", ed ora eccoci con una guerra sulla porta di casa impostaci da altri. E, cosa più allucinante, nemmeno ora che si è deciso di seguire la coalizione, il nostro esecutivo è compatto: la Lega infatti ha preso le distanze dall'intervento, preoccupata per "i milioni di immigrati" che potrebbero arrivare dalle sponde africane. Vero e proprio delirio di una maggioranza spaccata ed inadatta a guidare il Paese, a cui risponde, con autorità ed il consueto equilibrio, il Presidente Napolitano: "Sono del parere che non bisogna mai cedere alle paure, figuriamoci in questo caso. Bisogna evitare allarmismi e assolute fantasie, fantasie che sono soltanto tese a suscitare timori immotivati".