Il G8 è sempre stato una vetrina per i grandi, un puro evento mediatico in cui i potenti del Pianeta hanno sfilato sulla passerella montata per l'occasione.
In realtà in questi eventi non si è mai deciso nulla, e anche questa volta le questioni discusse sono rimaste irrisolte. Tra l'altro, l'agenda riguardava temi presentati in termini generici, e in modo tale sono stati liquidati.
Si parla di un cambiamento in futuro, con l'allargamento ai paesi emergenti (come Cina, India e Brasile), che sono diventati sempre più determinanti nell'equilibrio economico-sociale mondiale: il G8 infatti, così come è, non è più rappresentativo della reale distribuzione della ricchezza e del potere nel mondo. Ma non sarà sufficiente questo: occorrerà che questi incontri prendano sempre più il corpo di un vero e proprio organismo in grado di prendere decisioni sul serio.
Insomma, ancora una volta, abbiamo assistito al solito copione di quando si riunisce il G8: un po' di buoni propositi sull'Africa e qualche chiacchiera sul clima.
Peccato, perché i temi da portare sul tavolo erano di notevole importanza: crisi economica, clima, aiuti ai paesi sottosviluppati. E le soluzioni (o non soluzioni) emerse sono state sonoramente bocciate.
La novità più eclatante di questo summit è comunque Barack Obama, che ha giganteggiato ed è stato il vero ed unico protagonista del vertice, tanto da sembrare lui il padrone di casa. Soprattutto, è emerso che possa essere proprio la sua svolta, multilateralista e ambientalista, che ha impresso alla politica americana, a far decollare in futuro il G8, o meglio, il G14, visto che si allargherà proprio ai paesi emergenti.
Altra cosa da mettere in risalto è l'azzeccata scelta della location, assolutamente evocativa: tenere il vertice di fronte alla città de L'Aquila devastata dal terremoto, ha dato innanzitutto la sensazione di contatto con la realtà e nello stesso tempo ha tenuto acceso i riflettori sulla catastrofe. La speranza è che la commozione che abbiamo visto sui volti dei potenti abbiano un seguito, e che le promesse di aiuti per una ricostruzione a breve non cadano nel vuoto.
Riguardo all'Italia, qualche nota positiva e molte perplessità. Di buono c'è da registrare che il nostro premier, forse preoccupato dall'incalzare della stampa straniera, ha saputo contenere i suoi eccessi da uomo di spettacolo, evitandoci tremende gaffes. Abbiamo visto un Berlusconi molto riservato, quasi timido, o meglio ancora, intimidito. Insomma, si è proprio contenuto (così come contenuta è stata la biografia dedicatagli dall'ufficio stampa della Casa Bianca), per fortuna nostra e sua.
Chissà, tutta quella campagna mediatica, da lui definita "calunnie e complotto", forse non è stata proprio vana: sarà bene ricordarsene per il futuro, se poi gli effetti sono questi...
Continuando con i lati positivi, evidenziamo il rispetto da parte del PD della tregua chiesta dal Presidente Napolitano e la mancanza assoluta di incidenti durante il corteo di protesta del movimento no-global: forse è la prima volta che accade nella storia dei G8. Merito certamente del senso di responsabilità dei manifestanti, ma anche dell'organizzazione e dei controlli attuati dalle forze dell'ordine: nessuno lo ha citato, ma sarebbe giusto tributare un piccolo applauso al ministro Maroni.
Fa sorridere invece, ma di sarcasmo, il suo collega dell'Economia, Tremonti, che ha presentato un ambizioso documento che, secondo lui, dovrebbe contenere innovative regole da introdurre nel sistema economico internazionale. Peccato che i concetti espressi in questo documento siano solo un banale elenco di valori come l'etica nelle decisioni economiche, la trasparenza di quelle decisioni, la lotta contro la corruzione, la lotta contro l'evasione fiscale, la vigilanza del credito, la lotta contro i monopoli in favore della libera concorrenza. Insomma, non tesi o norme da applicare, ma un semplice auspicio a comportarsi bene: come se negli altri Paesi queste questioni non fossero discusse. E oltretutto, viene proposto questo documento proprio nei giorni in cui si vocifera di un ripristino dello scudo fiscale per chi ha costituito o esportato capitali all'estero alla data del 31 dicembre 2007, un vero e proprio condono. Per non parlare poi del previsto colpo di spugna sui reati societari, tra cui falso il bilancio e bancarotta fraudolenta.
Ma d'altra parte noi siamo il Paese delle contraddizioni: abbiamo sentito il nostro premier al G8 parlare di clima ed energie rinnovabili (ve lo ricordate mentre va in giro per L'Aquila con l'auto elettrica?), e intanto il suo governo vuole tornare al nucleare ed incrementare gli investimenti nelle centrali a carbone; per non parlare poi del fatto che l'Italia è in forte ritardo sui parametri del protocollo di Kyoto. Sempre Berlusconi ha promesso grandi contributi ai paesi poveri: eppure noi siamo i più inadempienti di tutti, visto che avremmo già dovuto versare un miliardo di dollari mentre abbiamo finora conferito 30 milioni, pari al 3 per cento di quanto dovuto (tutte cose che ci hanno rinfacciato anche Bono, Geldof e Kofi Annan). E infine lo slogan del vertice, quel "People first": priorità assoluta alle persone, a chi non ha lavoro, a chi lo ha perso. Anche queste solo parole, visto che nulla il nostro governo ha fatto ad esempio per quel milione su 4 di precari (e presto altri se ne aggiungeranno) a cui non è stato rinnovato il contratto e che sono senza coperture.
Solo un bel festival delle intenzioni, quindi; una sorta di reality show in cui la struttura che ha ospitato il summit è diventato una sorta di casa del "Grande Fratello", da visitare e curiosare, per vedere il letto in cui dormiva Obama o la cyclette su cui si allenava.
Ormai la massa è così annebbiata dal fumo da non vedere più l'arrosto.