Il Job's Act proposto da Renzi sta per trasformarsi in decreto per la riforma del lavoro 2014. Ed ha subito suscitato critiche: dai sindacati, ma anche da economisti. L'accusa principale è che le nuove regole potrebbero dare il via ad una situazione di precarietà infinita, che andrebbe addirittura in netto contrasto con le norme di tutela crescente che si vorrebbero inserire. Più che un job's act occorrerebbe un atto di coraggio, e ripensare totalmente il modello di offerta di lavoro. Flessibilità non deve fare rima con precarietà: i contratti a termine possono essere utili alle aziende per non vincolarsi e ritrovarsi un costo magari non necessario in determinati periodi di scarsa produzione, ma questo non significa che tutto debba ricadere sul lavoratore. Maggiori tutele (soprattutto economiche: ovvero, chi è a tempo determinato viene pagato di più) e formazione dovrebbero essere una garanzia assoluta per i "precari", offrendo nel contempo incentivi per chi assume a tempo indeterminato. Va quindi preso atto delle critiche e delle incongruenze che arrivano dal mondo sociale e del lavoro e ponderare accorgimenti e soluzioni per non peggiorare una situazione già piuttosto... precaria.