Il titolo del post prende spunto da un romanzo di Andrea Camilleri, ma l'argomento (le relazioni tra istituzioni e mafia) richiama semmai le opere di Leonardo Sciascia (e il pensiero ricorre spontaneo all'episodio della "telefonata all'onorevole" narrato in "Il giorno della civetta").
La questione è proprio delicata: per la prima volta infatti avviene uno scontro frontale di poteri come il Quirinale e la magistratura, e diverse sono le perplessità.
Di certo occorre regolamentare l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche (perlomeno la loro diffusione sui media), ma al contempo permettere ai magistrati di usare tutti i mezzi possibili (senza limiti e divieti) per raggiungere la verità.
La conclusione di questa inchiesta potrebbe scoperchiare il classico pentolone, e stragi rimaste senza colpevoli (come piazza Fontana, piazza della Loggia, il treno Italicus, la stazione di Bologna) potrebbero essere riviste sotto un'altra ottica.
Oltretutto, la Procura di Palermo altro non ha fatto che tenere sotto controllo un indagato, che è stato così imprudente da coinvolgere l'ufficio del Quirinale nelle sue vicende giudiziarie. E ci sarebbe da pensare cosa sarebbe accaduto negli USA se un ex-ministro indagato dall'Fbi fosse stato intercettato mentre chiedeva agli stretti collaboratori di Obama di intervenire a suo favore...
Intanto, a proposito delle relazioni Stato-mafia, è stato assolto l'ex-ministro Saverio Romano, per INSUFFICIENZA DI PROVE, ovvero "gli elementi c'erano, ma non sono stati ritenuti idonei a raggiungere la soglia del convincimento al di là di ogni ragionevole dubbio".