La scuola pubblica italiana si trova sempre più in una situazione disperata, che ci sta portando fuori da quelli che sono i canoni europei. Tutto questo grazie alla riforma Gelmini, anche se probabilmente la ministra dell'Istruzione non si sarà nemmeno resa conto di cosa stava firmando quando Tremonti le ha messo davanti le carte con i tagli da applicare. Quindi forse è ingiusto attribuirle il suo nome, ma anche appropriarle il titolo di RIFORMA.
Non può essere riforma un provvedimento che oltre a tagliare risorse, riduce le ore di informatica e inglese, e cancella materie come geografia e, ora, storia dell'arte (riconosciuta dagli organi istituzionali dell’UE di forte valenza formativa sul piano legislativo).
Una scuola, quella italiana, che sta regredendo, senza fondi, con crediti da riscuotere dallo Stato e che è costretta a ricorrere all'aiuto delle famiglie o ad ingegnarsi nei modi più svariati per reperire risorse.
E oltre a questo, c'è da registrare che la materia che invece ha goduto maggiormente di benefici da parte della ministra, ovvero Religione, è quella che registra, in maniera preoccupante, sempre più defezioni da parte degli alunni.
Non c'è che dire: un fallimento totale, che rischia di farci avere le prossime generazioni impreparate ed indietro rispetto ai loro coetanei europei.