A seguito di una segnalazione, abbiamo trovato questo articolo di "Avvenire", in cui Silvestro Montanaro, un giornalista RAI, denuncia che la televisione di Stato sta togliendo spazi e risorse a programmi di documentari d'inchiesta come "C'era una volta", in cui spesso venivano mostrati quei bambini che vedono la propria infanzia sistematicamente abusata e violata (tipo i bambini-operai sfruttati nel Terzo Mondo).
Al contrario, sempre denunciato da "Avvenire", trovano sempre più spazio quei programmi di intrattenimento in cui i protagonisti sono bambini della nostra opulenta società che ballano e cantano, tanto che su RAI e Mediaset sono andati in onda 2 programmi fotocopia.
L'intrattenimento va bene, ma la TV pubblica deve fare anche informazione: pensate che un reportage di "C'era una volta" costa 30.000 euro circa, mentre per fare ballare l'attore americano di soap-opera a "Ballando sotto le stelle" la RAI ha pagato ben 900.000 euro (in pratica, il costo di 30 documentari). E' anche vero però, che vedere in TV bambini sfruttati e che muoiono di fame può dare fastidio alla nostra coscienza e, soprattutto, ai potenti responsabili di questi drammi.
Come abbonati RAI dovremmo però protestare per questa politica aziendale, che oltre ad abbassare il livello del palinsesto fornisce un servizio incompleto, e tende a nascondere la realtà (chissà, forse l'obiettivo è proprio questo...).
Per questo mi sono procurato l'indirizzo email del direttore generale Mauro Masi (m.masi@rai.it), a cui inviare la richiesta di potenziare il settore relativo ai documentari di inchiesta della RAI, cominciando proprio da "C'era una volta".