La vicenda dell'esclusione della lista Pdl a Roma è degna dei classici della commedia all'italiana. Ci sarebbe davvero da ridere, se centinaia di migliaia di elettori non rischiassero di non essere rappresentati all'imminente turno elettorale per il dilettantismo ed il pressapochismo dei dirigenti di un partito che si dichiara "del fare". Dirigenti che oltretutto, invece di recitare il mea culpa e chiedere scusa ai propri sostenitori per la figuraccia, accampano sterili alibi e si atteggiano in maniera arrogante e pretestuosa. E ad Alfredo Milioni, incaricato di presentare le liste in Tribunale e che invece è stato protagonista del pasticcio, consigliamo di consultare il generatore automatico di scuse, vista la confusione del suo tentativo di discolparsi ("ero andato a magnà quarcosa; anzi no, so' stato minacciato...").
Update: mentre scriviamo, apprendiamo (esterrefatti) che in Lombardia anche la lista Formigoni non è stata ammessa per invalidità di oltre 500 firme.
Qualcuno nei giorni scorsi l'aveva detto.
Non vogliamo infierire, ma queste cose accadono non solo quando non si ha rispetto per le regole e ci si sente al di sopra di tutto, ma anche se un partito è di "plastica", finto, in cui tutto viene deciso dall'alto senza tener conto delle persone, in spregio alla democrazia. E la riprova sono le liste presentate: elenchi di gente “inventata”, amici degli amici, furboni, furbi e furbetti di ogni risma.
E chissà che queste vicende (comunque finiranno) non facciano aprire gli occhi agli elettori del Pdl, una volta per tutte. Così che capiscano che è tempo di cambiare.